Al cordoglio della comunità scientifica per la scomparsa dello studioso, dell’intellettuale e del docente, nell’anno del terzo centenario della nascita di Giambattista Piranesi si unisce a buon diritto l’Istituto centrale per la grafica, dove Maurizio Calvesi, giovane funzionario dell’amministrazione delle Belle Arti, svolse un ruolo importante durante i brevi ma fondamentali anni (1964-1967) in cui fu alla direzione della Calcografia Nazionale, prima che questa si fondesse al Gabinetto Nazionale delle Stampe nell’Istituto Nazionale per la Grafica, nel 1975. Con non comune consapevolezza – anche sotto il profilo teorico e concettuale – dei caratteri specifici delle matrici calcografiche, in quanto fondamentale punto di partenza nello studio delle stampe che ne possono venir tratte, affrontò da subito la delicata problematica della loro conservazione, ovvero di quel fondo antico di oltre ventimila lastre che nel Settecento era stato la ragione stessa della nascita della Calcografia, allora Camerale, poi Nazionale. In particolare Calvesi intraprese uno studio sistematico dei rovesci delle lastre di rame, soprattutto quelle di Piranesi e dei Carracci, con un’indagine innovativa che lo portò, assieme alla moglie Augusta Monferini, a scoperte di aspetti importanti della particolare tecnica incisoria piranesiana.

                                                                           

Giunto alla Calcografia dopo la vicedirezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, grazie ai suoi contatti con gli artisti contemporanei vi avviò subito anche la divulgazione didattica della pratica dell’incisione, aprendo alla sperimentazione degli artisti del tempo, a partire da Guido Strazza, che diede vita a un innovativo laboratorio a cui parteciparono anche Giulia Napoleone e Antonino Virduzzo. La sua apertura alla contemporaneità lo portò a curare nel 1966, grazie agli studi e ai suoi contatti con Giorgio Morandi, una mostra delle tirature di tutte le lastre che il maestro bolognese, legato da assidui rapporti con la Calcografia nei decenni precedenti alla sua morte, nel 1964, aveva voluto donare in diversi momenti all’Istituto.

Con la scomparsa di Maurizio Calvesi viene quindi a mancare un testimone e un sostenitore d’eccezione di quella attenzione per la grafica – e non ultima quella contemporanea – che vide in Italia la sua stagione più felice nella seconda metà del Novecento, e che egli contribuì tenacemente a promuovere.

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