canevari_in stamperia riflesso 22

Roma, Palazzo Poli (Fontana di Trevi)

dal 3 Ottobre al 2 Novembre 2008

Dopo la sua personale Nothing from nothing lo scorso anno al MACRO e la partecipazione alla 52ª Biennale di Venezia, l’artista romano Paolo Canevari, recentemente stabilitosi a New York, è tornato a Roma per realizzare un nuovo progetto in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Grafica. Paolo Canevari lavora “molto sul processo mentale dell’opera …che prende vita nel breve periodo di tempo necessario per la produzione”. Stimolante è stato quindi per lui lavorare alla Calcografia dell’Istituto, l’unico museo con una Stamperia attiva, i cui torchi ottocenteschi e soprattutto l’esperienza del maestro calcografo Antonio Sannino gli hanno permesso di dar vita ad opere seriali e uniche allo stesso tempo. Tra i due è nata una collaborazione, un incontro. Insieme hanno discusso e operato delle scelte sui materiali, sulle procedure.”Queste potenzialità sono importanti e sottintendono un ulteriore processo creativo che viene dopo l’intervento diretto dell’artista”.

II progetto DECALOGO scaturisce, se non direttamente dal ciclo delle “Vetrine alla Calcografia”, certamente dalla continua attenzione che l’Istituto ha dedicato all’opera di Canevari fin dal 1999, anno in cui fu invitato a partecipare alla XXIII Biennale di Arti Grafiche di Lubiana nella selezione di artisti italiani curata da Luigi Ficacci. Interesse confermato nelle successive iniziative quali le “Vetrine” dedicate al disegno nel 2000, con l’installazione Seme sulla volta di una sala espositiva della Calcografia e “Muoviti segno!” nel 2001, manifestazione rivolta ai video d’artista nella quale l’artista fu presente con il film d’animazione Esodo. Canevari ha dimostrato di padroneggiare perfettamente le tecniche dell’incisione, passando attraverso le fasi dell’ invenzione, del disegno e dell’ incisione delle dieci lastre da lui progettate in grandi dimensioni. Esaurita la loro funzione di matrici per la stampa, dei pochi esemplari tirati e passate attraverso la piegatura dei bordi e l’acciaiatura delle superfici con effetto specchiante, le lastre sono diventate oggetti scultorei che accolgono e riflettono nello spazio i temi iconografici caratteristici dell’artista. La sua poetica, immersa nel sociale, sottintende una complessa struttura concettuale ancorata all’attualità. “L’opera non può più essere solo perfetta dal punto di vista formale, ma deve offrire la possibilità di riflettere su alcuni aspetti della realtà che spesso non si percepiscono nella loro vera essenza”. Non propone una sola lettura, anzi auspica un ampliamento di significati a prescindere dalle sue intenzioni. E’ questo l’aspetto della sua arte che egli stesso definisce più democratico: accettare che ognuno interpreti le sue opere attraverso i propri strumenti culturali e il grado di attenzione che può riservargli, rischiando anche la superficialità del primo impatto. Si lega così, non del tutto involontariamente, alla intrinseca potenzialità di diffusione che ha contraddistinto per secoli l’incisione in genere. Questa è conosciuta infatti come la prima forma di espressione artistica, dal medioevo e prima dell’avvento della fotografia, capace di diffondere attraverso le immagini, concetti, idee, eventi, opere d’arte e in grado di raggiungere un ampio pubblico non sempre colto. Le lastre a specchio, ultima fase del lavoro, accolgono l’immagine dello spettatore riflesso, rimandando il ribaltamento del disegno inciso nello spazio. La scelta del luogo in cui operare o installare i lavori è importante per Canevari: conferisce all’operazione un valore aggiunto rafforzandone il messaggio.

Così è stato per DECALOGO realizzato interamente in Calcografia, il luogo deputato per la ricerca sull’incisione, sacrario del segno, anche grazie al sostegno della Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee (PARC). L’intenzionalità dell’artista, nell’interpretare la lastra incisa come opera d’arte, trova piena corrispondenza nella politica delI’Istituto che da anni promuove il concetto della matrice come bene culturale. Se l’Istituto vuole avere un ruolo attivo nel produrre cultura, sfruttando tutte le sue potenzialità, tra le attività che la identificano, deve continuare ad attivare queste esperienze come momenti che contemperano ricerca, esposizione e arricchimento del patrimonio museale. L’iter creativo percorso da Paolo Canevari in questa circostanza sarà presentato al pubblico nelle sale espositive di Palazzo Poli dal 3 ottobre al 2 novembre 2008. L’iniziativa, corredata dalla documentazione video di Ariel Genovese, aderisce, sabato 4 ottobre, alla 4° Giornata del Contemporaneo. Il catalogo, edito da Electa è stato realizzato grazie alla collaborazione della Galleria Christian Stein di Milano.

DECALOGO - Seed, 2008 rame inciso ad acquaforte e puntasecca, nichelato foto Antonio Idini

DECALOGO – Seed, 2008rame inciso ad acquaforte e puntasecca, nichelatofoto Antonio Idini

DECALOGO - Seed, 2008 acquaforte e puntasecca, cm.150x100 foto Antonio Idini

DECALOGO – Seed, 2008acquaforte e puntasecca, cm.150×100foto Antonio Idini

DECALOGO - Hanging around, 2008 rame inciso ad acquaforte e puntasecca, nichelato foto Antonio Idini

DECALOGO – Hanging around, 2008rame inciso ad acquaforte e puntasecca, nichelatofoto Antonio Idini

DECALOGO - Hanging around, 2008 acquaforte e puntasecca, cm.150x100 foto Antonio Idini

DECALOGO – Hanging around, 2008acquaforte e puntasecca, cm.150×100foto Antonio Idini

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Sede della mostra Roma, Palazzo Poli (Fontana di Trevi), Via Poli 54

Date Roma:3 Ottobre – 2 Novembre 2008

Apertura al pubblico tutti igiorni 10.00 – 19.00 chiuso: lunedì

Ingresso gratuito

Informazioni Roma: tel +39 06.69980242 – 257

Ufficio Stampa Marcella Ghio tel. 0669980238 – fax 0669921454 portatile +39 3356821996

Ufficio Stampa mostre Electa Annalisa Inzana, via Trentacoste 7, 20134 Milano – Tel +39 02 21563250 – fax +39 02 21563314

Paolo Canevari nato a Roma Nel 1963. Vive e Lavora a Roma e New York

MOSTRE PERSONALI – SELEZIONE MOSTRE PERSONALI – SELEZIONE

1995 Mostro , Museo Barracco, Roma

2001 13 , Centro di risorse accademiche, Chulalongkorn University, Bangkok Papa , Palazzo delle Papesse, Centro Arte Contemporanea, Siena

2004 Benvenuti a OZ , PS1 Centro per l’arte contemporanea, MoMA, New York

2005 Black Stone , Galleria Christian Stein, Milano Paolo Canevari , Johannesburg Art Gallery, Contemporary Art Museum, Johannesburg

2006 Rubber Car , MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

2007 Continenti , Gallleria Stefania Miscetti, Roma Niente di niente , MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma, Roma

MOSTRE Collettive – SELEZIONE MOSTRE COLLETTIVE – SELEZIONE

1989 Diomede Mostra , PS1 Clock Tower di New York

1991 Oltre il giardino – Being Here. Nove Prospettive Nella Nuova Arte Italiana , Otis Parson University Gallery, Los Angeles

1992 Small size Medio Grande Vita , Museo Pecci, Prato Giovani Artisti IV , Palazzo delle Esposizioni, Roma

1993 Talatta, Talatta , Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Termoli Prima puntata , Palazzo delle Esposizioni, Roma

1995 Transformal , Wiener Secession, Wien Italiani stampe contemporanee , Museo Kaosiung di Belle Arti, Taiwan Officina Italia , Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Bologna Opera formosa , Soros Center for Contemporary Art, Kiev, Ucraina

1999 Lavori in Corso , Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma XIII Quadriennale di Roma , Palazzo delle Esposizioni, Roma Biennale di Lubiana , Lubiana

2004 Biennale Liverpool , Liverpool

2006 Whitney Biennal , Whitney Museum of American Art, ‘Peace Tower progetto’, New York XII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara , Museo della Scultura, Carrara Arte Vita e Confusione , October Art Salon, Belgrade Fremd bin ich eingezogen , Kunsthalle Fridericianum, Kassel Into Me Out of Me , Kunst-WerkeInstitute for Contemporary Art, Berlin

2007 Into Me / Out di Me , MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma Il suo (la sua) storia , Museo Arte delle Cicladi, Atene 52 ‘Esposizione d’Arte La Biennale di Venezia

2007, Venezia Senso Unico PS1 Centro per l’arte contemporanea, MoMA, New York Mentalscapes-Un Viaggio attraverso l’arte italiana contemporanea italiana , Tel Aviv Museum of Art, Israele

2008 RAW-GUERRA , installazione Collection, MoMA Museum of Modern Art di New York Sui margini , Mildred Lane, Kemper Art Museum, St. Louis Il dilemma del prigioniero , Selezione dal Fontanals-Cisneros Collection Ella, Fontanals-Cisneros Art Foundation, Miami

DECALOGO. ANALISI DEL PROGETTO

La scelta del luogo è importante per Canevari: in questo caso così come per altre sue installazioni conferisce all’operazione un valore aggiunto rafforzandone il messaggio.

IL DISEGNO

La prima idea del progetto è scaturita dal desiderio di far coincidere due aspetti grafici: quello dell’incisione e quello del disegno, che sono, è vero, già complementari o correlati, ma l’intenzione dell’artista era di realizzare dei veri e propri disegni su metallo sostituendo il fragile supporto della carta con il rame e la dimensione intima, propria dell’elaborazione grafica, con il grande formato. La cosa che più ha stimolato Canevari è stata la possibilità, attraverso l’acquaforte, di fare un disegno con un segno scolpito, tridimensionale. L’antica tecnica è stata interpretata come una traccia, una memoria del primo fisico approccio con la lastra. La stampa su carta è diventata quindi un’interpretazione di quello che è l’opera sulla lastra e il segno ha subito una trasformazione, da tridimensionale è tornato a essere bidimensionale. L’artista conferma che disegnare sul metallo anziché sulla carta e impugnare una punta di acciaio anziché la matita offre delle potenzialità diverse anche se è un processo grafico molto vicino a quello del disegno tradizionale. L’ago consente infatti di eseguire continui e ripetuti segni sottilissimi senza interruzioni, soprattutto se la cera protettiva non è stata toccata ancora dall’acido. È per questo che le acqueforti sono realizzate con una sola immersione, detta morsura piana, e i segni aggiunti per arricchire la profondità della composizione sono eseguiti a puntasecca, direttamente sul rame. Con tali procedimenti l’artista non può modulare il segno durante l’esecuzione, così come potrebbe fare con la matita sulla carta, limite compensato felicemente però dalle ulteriori fasi di elaborazione

L’INCHIOSTRAZIONE E LA STAMPA

I momenti determinanti, specifici della grafica, sono l’inchiostrazione e la stampa della matrice: tali processi possono diversificare profondamente l’acquaforte. Qui entra in campo il rapporto dell’artista con lo stampatore, interprete della sua volontà. In questo caso si è trattato di Antonio Sannino, uno dei più bravi stampatori italiani, maestro calcografo della Calcografia dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Tra i due è nata una collaborazione, un incontro. Insieme hanno discusso e operato delle scelte sui materiali, sulle procedure.

L’INSTALLAZIONE

Le poche stampe “tirate”, ognuna realizzata diversificando l’inchiostrazione, sono quindi opere uniche e tutte costituiscono traccia del processo creativo adottato. Inoltre la lastra di rame originaria non esiste più, ma non è stata distrutta come i vetri di Viafarini con i graffiti. È stata trasformata in un’altra cosa, attribuendogli comunque quel senso di effimero che accompagna molte sue azioni e performance non sempre tradotte o documentate in un video o in una fotografia. Le dieci lastre che compongono Decalogo sono state piegate lungo i bordi per dare loro una maggiore rigidità e annullare la loro funzione di matrice ristampabile (una sorta di biffatura). Poi, attraverso un processo elettrochimico, sono state ricoperte interamente da un sottile strato di nichel che è penetrato anche nei solchi, senza alterare in proporzione la loro profondità e rendendole un vero e proprio specchio. Non è più individuabile la loro natura metallica, lo spettatore si vedrà riflesso ed entrerà a far parte dell’opera. “Artisti come Michelangelo Pistoletto hanno lavorato moltissimo su questa idea del pubblico che entra a far parte dell’opera riflettendosi in essa. Nel mio caso non è così estrema l’interpretazione ma ne è parte integrante. Di fronte a una stampa su carta, necessariamente opaca non avviene la riflessione della figura di chi guarda, ma solo la riflessione mentale di questi rispetto all’opera”.

L’ICONOGRAFIA

La poetica di Canevari, immersa nel sociale, sottintende una complessa struttura concettuale ancorata all’attualità. “L’opera non può più essere solo perfetta dal punto di vista formale, ma deve offrire la possibilità di riflettere su alcuni aspetti della realtà che spesso non si percepiscono nella loro vera essenza”. Non propone una sola lettura, anzi auspica un ampliamento di significati a prescindere dalle sue intenzioni. È successo già con la camera d’aria e il copertone, materiali che hanno contraddistinto il suo esordio. “Sono stato sorpreso dalla potenza concettuale che esprime questo materiale, è maggiore di quanto pensassi. Continuo dunque a scoprire nuovi significati nel suo impiego” senza rimanerne schiavo. È questo l’aspetto della sua arte che egli stesso definisce più democratico. Accettare che ognuno interpreti le sue opere attraverso i propri strumenti culturali e il grado di attenzione che può riservargli, rischiando anche la superficialità del primo impatto. Si lega così, non del tutto involontariamente, all’intrinseca potenzialità di diffusione che ha contraddistinto per secoli l’incisione in genere. Questa è conosciuta infatti come la prima forma di espressione artistica, dal Medioevo e prima dell’avvento della fotografia, capace di diffondere attraverso le immagini, concetti, idee, eventi, dogmi, opere d’arte, e in grado di raggiungere un ampio pubblico non sempre colto. Il fuoco che avvolge la maggior parte degli oggetti rappresentati ed è il protagonista di alcune performance e opere video ha una funzione precisa. In alcuni casi il fuoco distrugge un simbolo carico di negatività, in altri denuncia la minaccia che incombe su alcuni simboli positivi. Comunque, attraverso la forma più arcaica di distruzione, riattiva il concetto di memoria. L’azione distruttiva diventa atto creativo: l’oggetto bruciato viene potenziato nella sua memoria storica. Incidere le scritte sulla lastra nel senso corrente di lettura oppure “in controparte” ha richiesto una riflessione sul processo stesso dell’acquaforte e dell’incisione in genere che di regola viene elaborata sapendo che sul foglio da stampa tutta la composizione verrà ribaltata. Canevari ha fatto proprio tale processo ribaltando la visione dal foglio alla lastra. Le scritte in questo caso sono state incise in modo da rimanere leggibili sulla lastra a specchio, ultima fase del lavoro, ma si sovrappongono all’immagine dello spettatore riflesso, rimandando il ribaltamento dell’immagine incisa nello spazio. Il processo ha quindi suggerito soluzioni formali e reso possibili, anche attraverso i titoli delle tavole, giochi sulle parole e sul loro significato. L’espressione hanging around significa bighellonare, innocuo ciondolare senza motivo; è il titolo di una scultura che esprime invece, con una simbologia precisa e spietata e con allusioni al movimento, la ferocia delle torture di tutti i tempi. Seed rappresenta la bomba che semina morte, Canevari gioca in questo caso sul significato “seme” e sul suono sinistro che la parola inglese suggerisce, già proposto nella performance a New York e nella Biennale di Liverpool nel 2004. Ma la tavola forse più forte di Decalogo è quella che rappresenta la Bibbia. In The Holy Bible Canevari pone una pistola sul libro sacro sia per i Cristiani sia per gli Ebrei e nel quale sono narrate le vicende di personaggi che hanno una parte centrale anche nella religiosità e nella letteratura musulmana. Denuncia così, con una estrema sintesi, l’inarrestabile violenza dei conflitti che devastano il mondo, violenza che ha come fulcro generatore il Medio Oriente, culla delle tre maggiori religioni monoteiste. Il messaggio è però ulteriormente rafforzato dal mezzo espressivo e dal luogo scelti: attraverso l’incisione si sono diffuse le versioni riassunte della Bibbia rivolte a un pubblico poco colto, dette Biblia pauperum, e proprio il palazzo della Calcografia è stato la sede della Calcografia Pontificia. Qualsiasi espressione Canevari scelga – installazione, video, disegno, incisione – la sua arte mette in risalto le atroci contraddizioni e le strumentalizzazioni generate dalla distorsione dei valori autentici della spiritualità. Dal momento che non vuole subire passivamente nessuna tradizione, né artistica, né culturale, né tanto meno religiosa ogni elemento legato a tali ambiti, viene assorbito, meditato, interiorizzato, elaborato, fatto suo, attualizzato.

Paolo Canevari al lavoro nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Grafica foto Ariel Genovese

Paolo Canevari al lavoro nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Graficafoto Ariel Genovese

Paolo Canevari al lavoro nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Grafica foto Marco Anelli

Paolo Canevari al lavoro nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Graficafoto Marco Anelli

Paolo Canevari nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Grafica foto Marco Anelli

Paolo Canevari nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Graficafoto Marco Anelli

Paolo Canevari e Antonio Sannino nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Grafica foto Ariel Genovese

Paolo Canevari e Antonio Sannino nella stamperia dell’Istituto Nazionale per la Graficafoto Ariel Genovese

DECALOGO - Godog, 2008 acquaforte e puntasecca, cm.100x150 foto Antonio Idini

DECALOGO – Godog, 2008acquaforte e puntasecca, cm.100×150foto Antonio Idini

DECALOGO - Burning gun, 2008 acquaforte e puntasecca, cm.150x100 foto Antonio Idini

DECALOGO – Burning gun, 2008acquaforte e puntasecca, cm.150×100foto Antonio Idini

DECALOGO - Burning skull, 2008 acquaforte e puntasecca, cm.150x100 foto Antonio Idini

DECALOGO – Burning skull, 2008acquaforte e puntasecca, cm.150×100foto Antonio Idini

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