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 prorogata fino al 4 maggio 2014

La mostra che l’Istituto Nazionale per la Grafica dedica all’opera grafica di Hans Hartung prende l’avvio dalla donazione della Fondation Hartung-Bergman di Antibes al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il corpus della donazione, che consta di 138 fogli, viene esposto nelle sale di Palazzo Poli, accanto ad alcuni dipinti e disegni, questi ultimi esposti per la prima volta, mettendo a fuoco la produzione grafica del maestro franco-tedesco e rendendo tangibile ed evidente il debito della pittura nei confronti della grafica. La parola chiave che costituisce la linea guida dell’esposizione romana è infatti Hartung, graveur peintre. La definizione ribalta la tradizionale connessione tra pittura e incisione ed è stata coniata da Rainer Michael Mason, uno degli interpreti più attenti dell’opera grafica di Hartung.

La produzione grafica, qui ampiamente documentata, offre un ventaglio di soluzioni stilistiche e di processi esecutivi che solo apparentemente contraddicono il modo di operare spontaneo e veloce dell’artista. In tal senso, il laboratorio di diagnostica delle matrici dell’Istituto ha fornito approfondimenti inediti sulle tecniche usate, sia per le matrici che per le stampe dimostrando la costante vitalità della ricerca, di pura astrazione che, a partire dai Blitzbücher o “libri dei lampi”, non ha mai smesso di trarre spunto dalla realtà nel tentativo di “fissare il dinamismo e la forza dell’energia” (Hans Hartung) attraverso il gesto fermo, come lo definisce Achille Bonito Oliva nel suo testo scritto per il catalogo edito dalla Fondation Hartung-Bergman.

L’arte di Hans Hartung è stata molto amata dal pubblico e seguita con attenzione dalla critica italiana nel corso degli anni, a partire dal 1948, anno in cui Giulio Carlo Argan, per primo, lo presentò alla XXIV Biennale di Venezia nella collezione Peggy Guggenheim, fino alle ultime retrospettive.

La mostra è stata realizzata con il sostegno della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MIBACT. L’iniziativa, condotta in collaborazione con la Fondazione di Antibes, sottolinea, il forte radicamento di Hartung al Novecento europeo ed inserisce l’Italia nel circuito virtuoso di collezionisti pubblici della grafica del maestro, accanto alla Bibliothèque Nationale de France, al Kupferstichkabinett degli Staatlichen Museen di Berlino, al Cabinet des Estampes del Musée d’art d’histoire di Ginevra.

Scarica il comunicato stampa in PDF:  italiano –  inglese

Sede della mostra Palazzo Poli, via Poli, 54

Inaugurazione 12 dicembre 2013 ore 17,30

Date dal 13 dicembre 2013 al 2 marzo 2014 – prorogata fino al 4 maggio 2014

Apertura al pubblico martedì – domenica, ore 10.00 -19.00 – chiusura settimanale: lunedì – aperture straordinarie il 25 dicembre ed il 1 gennaio dalle ore 13.00 alle 19.00

Ingresso libero

Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Angelina Travaglini  con la collaborazione di  Roberta Ricci tel. 06 69980238

Catalogo edito dalla Fondation Hartung-Bergman

Biografia

a cura di Massimo Riposati

1904

Hans (Heinrich Ernst) Hartung nasce a Lipsia il 21 settembre; ha una sorella maggiore di tre anni. Il padre è medico, come il nonno materno che, oltre all’attività professionale, si dedica alla pittura da dilettante ed è un musicista appassionato. “Grazie a lui, a causa dell’influenza che ha avuto su mia madre, eravamo impregnati di pittura e di musica […]. In casa la musica era parte dell’aria che respiravamo.” Già da bambino Hartung riempie di disegni i quaderni scolastici; è affascinato dai lampi temporaleschi che riproduce sulla carta per mezzo di innumerevoli linee a zigzag tracciate con brillante energia. “Davanti ai temporali provavo terrore e attrazione, vibravo sotto la loro forza, sotto il loro potere. I miei quaderni di scuola si riempirono di pagine e pagine di lampi. Mio padre li chiamava i Blitzbücher di Hans, i libri dei lampi. Quei lampi infinatli hanno avuto, ne sono sicuro, un’influenza sul mio sviluppo artistico, sul mio modo di dipingere. Mi hanno dato il senso della velocità del tratto, il desiderio di acatturare l’istantaneo con la matita o il pennello.”

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1912-1914

La famiglia si trasferisce a Basilea dove il padre è impiegato nella ricerca farmaceutica (Ciba). L’astronomia e la fotografia incantano il piccolo Hans, che costruisce da sé un telescopio al quale adatta un semplice apparecchio fotografico. Durante le vacanze sulle montagne bernesi disegna paesaggi. Nel 1914 la famiglia fa ritorno a Lipsia a causa della guerra.

1915-1924

Il padre prende servizio in qualità di primario all’ospedale militare di Dresda. “Non disegnavo più i lampi. Anche i miei schizzi facevano la guerra. Dresda era il centro di costruzione degli Zeppelin. Seppi riprodurne molto presto i grossi ventri minacciosi.” Liceo di Dresda e diploma umanistico. Hans cade per un certo periodo in preda a un interesse ossessivo per la natura e la religione. Si infiamma per Rembrandt, Goya, Frans Hals, El Greco e, a partire dal 1921, prova un particolare entusiasmo per Slevogt, Corinth e gli espressionisti tedeschi, per Kokoschka e Nolde. Esegue copie degli antichi maestri nelle quali, come gli è connaturato, sostituisce gli oggetti con macchie colorate e linee. “Adoravo le mie macchie. Mi incantava il fatto che fossero sufficienti a creare un viso, un corpo, un paesaggio. Quelle macchie che, poco tempo dopo, avrebbero reclamato completa autonomia e libertà. I primi tempi me ne servivo per contornare il soggetto che, poco a poco, diventava negativo, bianco, vuoto e infine semplice pretesto per il gioco delle macchie. Che gioia poi lasciarle libere di interagire, di acquisire una loro propria espressività, di definire i propri rapporti, il proprio dinamismo, senza che fossero asservite alla realtà.” Nel 1922 crea una serie di trentatré acquerelli, a proposito della quale Will Grohmann scriverà una monografia nel 1966. Senza avere la più pallida conoscenza dell’arte astratta d’avanguardia, in specie delle “improvvisazioni psichiche” di Kandinskij dipinte tra il 1913 e il 1914, Hartung plasma, per mezzo di colori all’anilina le cui superfici squillanti si mescolano le une con le altre, composizioni di denso lirismo nelle quali il colore esiste esclusivamente per via della sua autonomia. Tra il 1923 e il 1924 alla precedente succede una serie di carboncini e sanguigne il cui tracciato ritmico permette ad Hartung di sperimentare le possibilità del tratto libero. In queste prime prove astratte si trova già in gran parte il vocabolario estetico dell’artista.

1924-1925

Studia filosofia e storia dell’arte all’università; all’Akademie für Graphische Künste und Kunstgewerbe di Lipsia segue le lezioni di Wilhelm Pinder. Nel 1925 assiste a un corso di Kandinskij, che gli dà modo di confrontarsi con altre correnti dell’arte non figurativa che egli per altro respingerà per via del loro dogmatismo. “Il suo discorso sull’impiego e il simbolismo del cerchio, dell’ovale, del quadrato e del rettangolo non mi aveva né sedotto né convinto. Non avevo nessuna voglia di dipingere delle serpentine per raffigurare l’eternità.” La morte della madre, avvenuta il 23 marzo del 1924, spinge Hartung a far ritorno a Dresda dove si iscrive nell’autunno 1925 all’Akademie der Künste.

1926

L’esposizione internazionale di Dresda è occasione per Hartung del primo confronto con la pittura moderna al di fuori della Germania, innanzitutto l’impressionismo francese, il fauvismo e il cubismo. Si interessa particolarmente a Rouault e anche a Matisse, Braque e Picasso. “Quella ricerca della plasticità, dell’ordine, del rigore, quella semplificazione dei colori mi davano l’impressione di una inaudita volontà di creare per l’eternità.” Esegue copie di Goya, Frans Hals, El Greco, Picasso e Matisse. Durante l’estate compie un viaggio in bicicletta attraverso la Francia e l’Italia, e giunge a Parigi in ottobre. Visita i musei, le mostre e le accademie private di pittura, pur non intrattenendo rapporti con altri pittori.

1927- 1929

Villeggiatura nel sud della Francia, a Barcarès e sulla spiaggia di Leucate, nei pressi di Perpignan; ne  approfitta per studiare più a fondo l’arte di Cézanne, di Van Gogh e più tardi dei cubisti, la cui influenza sarà avvertibile nella sua opera fino al 1932. In seguito intraprende approfondite ricerche sui rapporti tra estetica e matematica. “Vivevo sulla riva della spiaggia, in una capanna di pescatori. La disegnai instancabilmente a tutti gli angoli. Nel mio cubismo, introducevo delle linee, delle sezioni, dei ritmi. Poco a poco mi avvicinavo di nuovo all’arte astratta benché nutrito di esperienze antitetiche. Ma mi mancavano dei punti di riferimento, delle certezze. Le trovai nella Sezione aurea di cui mi ostinavo a penetrare i misteri, di cui analizzavo tutte le possibilità […] La Sezione aurea è una ricerca dell’armonia, di un giusto equilibrio […]. Tramite quello studio avevo la sensazione di partecipare delle forze che governano la natura.” L’analisi approfondita delle leggi che soggiacciono alla sezione aurea si protrarrà per diversi anni e sarà in seguito riscontrabile in molte delle sue opere. Per il semestre estivo del 1928 si reca a Monaco dove segue i corsi di Max Dòrmer sui materiali e le tecniche della pittura. Studia differenti formati con l’aiuto di tele bianche e vuote tagliate nelle dimensioni prescritte dalla sezione aurea. Ritorno in Francia, viaggi studio in Olanda e in Belgio. Nel settembre 1929 sposa la giovane pittrice norvegese Anna-Eva Bergman, conosciuta nel maggio precedente in occasione di una festa a Parigi.

1930-1931

Soggiorno invernale della coppia in Costa Azzurra. È nel novembre 1931, a Dresda, che Hartung può esporre per la prima volta nella Galerie Heinrich Kühl. Il collezionista Fritz Bienert acquista una delle sue opere. Will Grohmann si interessa alla sua pittura.

1932

Pertecipa all’esposizione dei “Giovani artisti” presso la Galerie Flechtheim di Berlino; in seguito espone insieme ad Anna-Eva Bergman nella Blomqvist Gallery a Oslo. La morte improvvisa del padre provoca una crisi profonda che sfocia in gravi problemi nervosi. “La sua scomparsa segnò la fine della nostra spensieratezza. Iniziavano gli anni neri […]. Fino ad allora avevo vissuto come un bambino, senza preoccuparmi del futuro, contando sull’aiuto di mio padre, come se mi fosse stato concesso per sempre.” A causa degli sconvolgimenti intervenuti nella famiglia e dell’ascesa sempre più evidente del nazionalsocialismo, Hartung decide di lasciare la Germania. Affida alcune tele alla Galerie Jeanne Bucher a Parigi. Alla fine del 1932 si trasferisce con la moglie alle Baleari: sulla costa nord di Minorca, presso il villaggio di pescatori di Fornells, la coppia fa costruire secondo il proprio progetto una casa molto semplice, di un’austerità monacale. “Vivevamo poveramente ma la vita ci sorrideva di nuovo. Il mio umore migliorava, ritrovavo il gusto per la pittura.”

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1933-1934

Hartung pone termine ai propri tentativi cubisti per rivolgersi di nuovo con determinazione a una pittura guidata dall’istinto. “Ne avevo abbastanza. Un bel giorno mandai tutto al diavolo e tirai fuori i miei vecchi disegni, ritornai alle macchie degli anni 1922-1924 […]. E mi ritrovai a dipingere e disegnare in maniera totalmente diversa ma con la libertà precedente. Fu un grande momento.” I suoi averi in Germania sono bloccati, i risparmi investiti nella costruzione della casa, le risorse finanziarie di Hartung sono prosciugate. Nel 1934 la coppia è costretta a lasciare Minorca e a trasferirsi a Parigi e più tardi a Stoccolma.

1935-1937

Ritorna a Berlino con la speranza di risolvere la propria situazione finanziaria. Entra in aperto conflitto con il regime nazista, viene sorvegliato e interrogato dalla polizia, soprattutto a causa dei suoi contatti con i compagni di studio ebrei e comunisti. In ottobre, grazie all’aiuto di Will Grohmann e di Christian Zervos riesce a partire per la Francia; questa volta lascia definitivamente la Germania per trasferirsi a Parigi. Stringe amicizia con Jean Hélion e Henri Goetz, incontra Kandinskij, Mondrian, Magnelli, Domela, Mirò e Calder. Assieme a questi ultimi Hartung espone anche una delle sue opere alla Galerie Pierre Loeb nel 1936. Il suo primo atelier parigino è situato al 19 di Rue Daguerre. Dal 1935 fino alla guerra parteciperà ogni anno al Salon des Surindépendants. “Ero divenuto decisamente tachiste. Le mie macchie si estendevano, invadendo l’intera superficie della tela. Era una pittura nera e inquieta che rifletteva la mia angoscia, il mio estremo pessimismo dinnanzi all’avvenire, una serie di disegni e di tele che saranno poi chiamate ‘le macchie d’inchiostro’.” Nell’esposizione internazionale del 1937 organizzata da Christian Zervos al Jeu de Paume è presente con una grande tela ricoperta di bande nere: T1936 14. In quest’occasione scopre le sculture di Julio Gonzàlez, che lo impressionano profondamente. Nel corso di questi anni si accentua sotto la pressione della povertà e della mancanza di materiali il ricorso a un procedimento caro ad Hartung che il pittore aveva già sperimentato a Minorca, ovvero la trasformazione dettagliata di disegni realizzati con spontaneità in dipinti a olio su tela. Era stato incoraggiato in quella direzione dall’amico Hélion: “Ascolta”, mi disse “se hai la possibilità di acquistare una tela e di dipingere lo schizzo che hai fatto, restagli fedele. Non cambiare niente. Riproduci anche gli incidenti, gli imprevisti causati dalla tecnica dell’acquerello, del pastello, della china o della cera. Cerca di conservare la freschezza, la naturalezza. È molto difficile, ma la tua pittura ne trarrà vantaggio.” Hartung utilizzerà in maniere diverse lo stesso procedimento fino al 1960.

1938

La situazione finanziaria si fa sempre più difficile, il pittore si trasferisce in un atelier più piccolo al numero 8 di Rue François Mouton. Il morale di Hartung è a terra; una grave e lunga malattia della moglie peggiora le cose. La coppia divorzia per volontà di Anna-Eva Bergman. L’ambasciata tedesca gli ritira il passaporto, la sua esistenza diventa sempre più complicata. Partecipa all’esposizione di segno antinazista “Twentieth Century German Art” organizzata dalle New Burlington Galleries di Londra. Trova rifugio per un anno nell’appartamento di Henri Goetz e lavora nell’atelier di Gonzàlez, al quale è legato da una stretta amicizia fin dal 1937. È là che affronta per la prima volta la tridimensionalità: realizza due sculture, una delle quali viene esposta al Salon des Surindépendants.

1939

In primavera, in compagnia di Roberta Gonzàlez, figlia dello scultore, organizza una mostra di pastelli e disegni presso la Galerie Henriette a Parigi. Grazie alle pressioni dell’amico Hélion, gli organizzatori del primo Salon des Réalités Nouvelles accettano uno dei suoi disegni, senza tuttavia farne menzione in catalogo. In previsione dello scoppio della guerra Hartung si iscrive alla lista degli oppositori volontari al regime hitleriano. In luglio si sposa con Roberta Gonzàlez. In dicembre viene inquadrato nella legione straniera e inviato in Africa del Nord per l’addestramento militare.

1940-1941

In seguito alla smobilitazione successiva all’armistizio, Hartung rientra nella zona libera della Francia e vive presso la famiglia Gonzàlez rifugiatasi nel Lot. Presta i propri servizi come bracciante agricolo e dipinge solo occasionalmente.

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1942-1944

Nel marzo 1942 muore improvvisamente Julio Gonzàlez. In seguito all’occupazione del sud della Francia, Hartung cerca asilo in Spagna, dove è incarcerato nelle prigioni di Figueras, Gerona e al campo di Miranda de Ebro. Rifiuta un visto per gli USA offertogli da un amico americano. Dopo sette mesi di prigionia si arruola per senso del dovere nell’esercito regolare francese per combattere il fascismo, ma è obbligato a rientrare nella legione straniera a causa della nazionalità tedesca. Nel novembre 1944, durante un attacco a Belfort viene ferito gravemente; in seguito gli dovrà essere amputata la gamba destra. “Ero stato messo nella sala dei casi disperati dove, tutti i giorni, si disponevano dei paraventi intorno a chi stava morendo […]. Ciò che mi sembrava più penoso da sopportare era la pietà che ispiravamo […]. Mi era stata amputata la gamba giusto sotto il ginocchio. Ma man mano che i giorni passavano e che nessuno si preoccupava di verificare il mio stato […] il dolore diveniva intollerabile. Pregai, supplicai che togliessero la medicazione, che esaminassero la mia gamba. Infine, un’infermiera si decise. Colò dalla ferita una quantità inaudita di pus. ‘Temo proprio che anche il suo ginocchio sia andato’, mi disse […]. Operarono senza anestesia totale con tutto l’orrore che ciò implica, data l’evidenza carenza di farmaci.” In seguito al trasferimento all’ospedale di Tolosa, vanno persi tutti i disegni realizzati dall’arrivo in Spagna.

1945-1946

Nel 1945 Hartung ritorna a Parigi e riprende a dipingere. “I miei disegni erano percorsi da ratti contorti, strani, aggrovigliati, disperati come graffi […]. Era una pittura veemente, ribelle. Come me. Avevo la sensazione di essere stato fregato. A parte alcuni francesi che erano stati mobilitati, gli altri artisti avevano tutti passato la guerra rifugiati da qualche parte. Non avevano mai smesso di lavorare, di progredire [… ]. Avevo sì voluto fare l’eroe ma non per poi passare da imbecille.” Hartung ottiene la nazionalità francese. Il governo gli conferisce alcune decorazioni tra le quali la Medaglia militare, la Croce di guerra e la Legione d’onore (1952). Partecipa a numerose mostre, tra cui quelle al centro di ricerca di Rue Cujas, con Domela e Schneider, e le collettive presso la Galerie Denise René e la Galerie Colette Allendy. Viene notato da critici come Charles Estienne, Madeleine Rousseau, Léon Degand e Wilhelm Uhde. Realizza una serie di acqueforti (1946-1947). Per mantenersi si dedica per qualche al commercio d’arte moderna.

1947

In occasione dell’apertura della Galerie Lydia Conti, in febbraio, viene inaugurata la prima personale di Hartung a Parigi; il catalogo contiene una prefazione di Madeleine Rousseau. Fa la conoscenza di critici, collezionisti e colleghi pittori come Soulages, Scheneider, Mathieu, Baumeister e Rothko. Il regista Alain Resnais gira un film sul pittore che, per mancanza di fondi, resterà privo di sonoro. Nel corso di un’intervista con Charles Estienne, ecco ciò che Hartung risponde alla domanda relativa alle motivazioni della sua pittura: “Si tratta di uno stato emozionale che mi spinge a tracciare, a creare certe forme per provare a trasmettere e provocare un’emozione simile nell’osservatore. E inoltre mi piace agire sulla tela. È questa voglia che mi spinge a lasciare la traccia del mio gesto sulla tela, sulla carta. Si tratta dell’atto di dipingere, di disegnare, di graffiare, di raschiare.

1948

Un’altra mostra di disegni vecchi e nuovi presso la Galerie Lydia Conti. Hartung partecipa in Germania alla mostra itinerante d’arte astratta francese organizzata da Ottomar Domnick; la prefazione del catalogo è affidata a James Johnson Sweeney.

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1949

Pubblicazione e presentazione presso l’editore Dominick Verlag a Stoccarda della prima monografia dedicata a Hans Hartung con testi di Madeleine Rousseau e Ottomar Dominick e prefazione di James Johnson Sweeney. Mostre di disegni alla Moderne Galerie Otto Stangl a Monaco e all’Hanover Gallery a Londra.

1951

In occasione della mostr organizzata da Louis Carré, “Advancing French Art”, alcuni lavori di Hartung vengono esposti per la prima volta negli Stati Uniti. Esposizione di pastelli alla Galerie Louis Carré a Parigi insieme a Schneider e Lanskoy e, in seguito, partecipazione alla mostra “Véhémences confrontées”, che Michel Tapié organizza alla Galerie Nina Dausset.

1952

Hartung è insignito del titolo di cavaliere della Legione d’Onore. Tra febbraio e marzo retrospettiva alla Kunsthalle di Basilea. Espone parecchi dipinti alla Biennale di Venezia. Per la prima volta dopo la separazione avvenuta nel 1937, Hartung incontra di nuovo Anna-Eva Bergaman, che è tornata in Francia. “Tra di noi l’attrazione era sempre assai intensa […]. Allora abbiamo deciso di risposarci. La cosa più difficile era avvertire della nostra decisione i rispettivi partner.” Durante questi anni le opere di Hartung guadagnano in chiarezza e in serenità, l’amarezza e lo spirito di rivolta del dopoguerra spariscono poco a poco dai suoi quadri.

1953

Hartung si trasferisce con Anna-Eva Bergman in un nuovo atelier parigino al numero 7 di Rue Cels. Personali alla Lefevre Gallery di Londra e alla Galerie Marbach di Berna. Durante l’inverno del 1952- 1953 realizza una nuovo serie di incisioni.

1954

Esposizione di cinquanta dipinti, venti pastelli e quindici studi grafici al Palais des Beaux Arts di Bruxelles; partecipazione alla Biennale di Venezia, alle mostre dell’Ecole de Paris alla Galerie Charpentier. Tra il 1954 e il 1955 un nuovo tratto distintivo fa la sua comparsa nell’opera di Hartung: una pennellata dolce e rapida che dà l’impressione della fugacità. “Negli anni successivi (1954 al 1958) abbiamo avuto la fortuna di poter trascorrere le primavere e gli autunni in una villa sul Mediterraneo. Scattai allora numerose foto di sassi, ma soprattutto realizzai centinaia e centinaia di disegni a china. Essi hanno avuto una forte influenza sulla mia pittura dell’epoca in cui grandi segni neri si stagliavano su fondi di un verde freddo piuttosto chiaro, rosso minio o d’altro colore.”

1955

Partecipazione alla prima “Documenta” a Kassel e alla Biennale di incisione a Lubiana, cui prenderà parte regolarmente fino al 1979.

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1956

Riceve il Premio Guggenheim per la selezione Europa Africa. Viene eletto membro onorario della Akademie der Künste di Berlino. Esposizione di nuovi dipinti alla Galerie de France che lo mette sotto contratto. Retrospettiva di disegni (1921-1938) alla Galerie Craven di Parigi.

1957

Produce una terza serie di litografie e incisioni. Inizia una serie di pastelli che proseguirà fino al 1961. Mostre alla Kestner Gesellschaft di Hannover, poi alla Staatsgalerie di Stoccarda, alla Haus am Waldsee di  Berlino, alla Kunsthalle di Amburgo, al Kunstverein di Colonia e al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga. Werner Schmalenbach scrive la prefazione al catalogo. In marzo e in aprile personali alla Kleeman Gallery di New York. Hans Hartung e Anna-Eva Bergman si risposano.

1958

Hartung era il primo vincitore del Premio Rubens, istituito dalla città di Siegen. È nominato membro onorario della Bayerische Akademie der Schönen Künste di Monaco. Hans Hartung e Anna-Eva Bergman fanno costruire a Parigi secondo il proprio progetto un nuovo atelier in cui si insedieranno l’anno successivo, in Rue Gauguet, non lontano dal parco Montsouris. Partecipazione all’esposizione mondiale di Bruxelles e al altri eventi inernazionali.

1959

Partecipazione a “Documenta II”. Retrospettiva al Musée d’Antibes, mostra di pastelli alla Kleeman Gallery di New York. Verso la fine degli anni cinquanta inizia la costituzione da part di Hartung di un ampio catalogo della propria opera a uso privato, grazie al quale gli sarà più facile orientarsi all’interno di una produzione che diviene sempre più vasta. Tale catalogo, che conterà fino alla morte dell’autore parecchie decine di raccoglitori, contiene pressoché tutte le opere; ciascuna scheda è corredata di una foto, di uno schizzo e di numerose annotazioni.

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1960

Hartung vince con consenso unanime il Gran Premio per la pittura della Biennale di Venezia; un’intera parte del padiglione francese è dedicata alla sua opera. In questo omaggio vede la conferma e il riconoscimento del proprio percorso artistico: “Nel 1960 un’onoreficenza mi colmò di orgoglio più ancora di tutte le medaglie militari […] Ero infine uscito dall’oscuirità degli anni neri”. Pubblicazione di una monografia su Hans Hartung a firma di R. V. Gindertael. L’artista è nominato ufficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Interviene un cambiamento fondamentale nella sua tecnica creativa. Hartung utilizza adesso dei colori vinilici che seccano rapidamente e possono essere diluiti: questo metodo gli permette di giungere con spontaneità alla forma ricercata, senza passare dal riporto di bozzetti, lavorando direttamente su tele di grande formato. “Dal 1960 mi misi a improvvisare direttamente, anche sulle tele grandi, senza far ricorso a schizzi preliminari […]. Spesso lascio che affiorino certe sviste accidentali, certe cancellature o contraddizioni che hanno influito sulla creazione del quadro donandogli maggior vitalità”.

1961

Inizio di una nuova fase nell’opera di Hartung, caratterizzata dal tracciato per raschiatura di linee grafiche sulla pittura ancora fresca. “Nella mia gioventù (tra il 1928 e il 1938) avevo eseguito alcune acqueforti e ne ho realizzate altre nel 1953. Il lavoro di incidere il rame e lo zinco è fatto proprio per me e questa passione mi ha seguito a tal punto da avere ancora venti o trenta anni dopo una netta influenza sulla mia pittura, specialmente tra il 1961 e il 1965, quando ho preso l’abitudine di graffiare, con differenti strumenti, l’impasto freso dei colori, spesso scuri.” Hartung inizia in questo periodo la sperimentazione sistematica di un gran numero di arnesi, per certi versi molto sorprendenti, che usa per dipingere e abradere; tale sperimentazione conduce con il passare del tempo a una catalogazione dei differenti gruppi di strumenti sulla base del particolare effetto ricercato. Esposizione delle opere (1922-1939) alla Galerie de France. È nominato ufficiale della Legione d’Onore. Partecipa a diverse mostre di arte francese organizzate a Mosca e a “Paris carrefour de la peinture entre 1945 et 1961”, mostra che ha luogo allo Stadelijk van Abbe Museum di Eindhoven. Presentazione di pastelli a Milano, Roma, Madrid, Cordova e Beirut.

1962

Esposizione di nuovi dipinti alla Galerie de France. Le linee ottenute per raschiatura si riducono sempre più spesso ad alcuni grafi sulle superfici create con la tecnica dello spruzzo. “Durante il periodo delle ‘raschiature’ si faceva lentamente strada una tendenza alle grandi superfici spruzzate di colore. Il mio lavoro di allora era il risultato dell’incontro tra le due tecniche che mi consentivano di creare le forme e i segni che cercavo di esteriorizzare. Avevo trovato un mezzo per spruzzare il colore sulla superficie della tela dapprima con l’aiuto di un aspirapolvere invertito e più tardi con un compressore e adoperavo simultaneamente entrambe le tecniche.”

1963

Presso l’Erker Presse di San Gallo in Svizzera realizza una nuova serie di litografie. Una retrospettiva itinerante che raduna centoventi tele, centocinquanta disegni e pastelli e una scultura viene presentata alla Kunsthaus di Zurigo, al Museum des 20 Jahrhunderts di Vienna, alla Kunsthalle di Düsseldorf, al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e allo Stedelijk Museum di Amsterdam.

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1964

Durante l’estate Hans Hartung e Anna-Eva Bergman compiono un viaggio in barca lungo le coste norvegesi, oltre Capo Nord, fino alla frontiera sovietica. Ritornano dal viaggio con circa un migliaio di foto. Hartung è appassionato di fotografia fin dalla gioventù. “Ho la mania di fotografare tutto perché la foto è la mia seconda memoria. Fissato sulla pellicola, il ridordo riprende tutta la sua forza, tutta la propria acutezza, risveglia le circostanze.” La direzione del Carnagie Institute di Pittsburgh lo invita a far parte di una giuria: Si tratta del suo primo viaggio negli USA. Viene insignito della Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania. “Quel riconoscimento mi ha provato che certi tra i miei compatrioti comprendevano le ragioni che mi avevano spinto, nel lottare contro il nazismo, a combattere contro il mio Paese.” E giacché in Francia sono stato decorato della Croce di Guerra della Medaglia Militare e sono stato nominato commendatore della Legion d’Onore, credo di essere tra i pochi civili ad avere ricevuto decorazioni da entrambe le parti!” Partecipazione a “DocumentaIII” e alla mostra “56 64 . Painting and Sculpture of a Decade” alla Tate Gallery di Londra. La Galerie de France gli dedica un’altra personale con nuovi dipinti.

1965

Esposizione dell’opera grafica completa allo Stàdtisches Museum di Braunschweig, in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato della sua produzione grafica (1921- 1965) da parte della Galerie Rolf Schmucking.

1966

Appaiono le prime opere eseguite con la tecnica dello spruzzo, per la maggior parte si tratta di grandi formati privi di segni grafici supplementari. Queste opere vivono interamente della presenza di macchie scure, che dominano il quadro, stese su un fondo di un altro colore. Hartung perviene (il riferimento è alle velature degli antichi maestri) al “miracolo di quei paesaggi quasi impercettibili in cui la purezza dei colori rimane intatta ma in cui essi si fondono […]. Tramite quelle grandi masse brunastre o nere, cercavo di afferrare dall’interno le tensioni atmosferiche e cosmiche, le energie e radiazioni che governano l’universo e con cui desideravo identificarmi.” Presentazione del libro di Will Grohmann Hans Hartung Aquarelle 1922 alla libreria La Hune di Parigi e in seguito alla Galerie im Erker a San Gallo, dove Hartung crea una nuova serie di litografie. Retrospettiva di circa duecento opere al Museo Civico di Torino; esposizione di nuove tele alla André Emmerich Gallery di New York. Secondo viaggio negli Stati Uniti. Su invito dell’Unesco Hartung partecipa in Giappone all’International Symposium of Fine Arts in the East and the West. Partecipazione alle mostre successive “Vingt peintres français” che hanno luogo in Belgio, nel Lussemburgo e in Danimarca “10 années d’art vivant 1955-1965” presso la Fondation Maeght di Saint Paul de Vence.

1967

Pubblicazione del libro di Umbro Apollonio dedicato alla pittura di Hartung. La giuria internazionale della VII Biennale internazionale di incisione di Lubiana gli conferisce il premio d’onore. È nominato commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. In compagnia di Arp, Magnelli e di Anna-Eva Bergman espone al museo di Saint Paul de Vence. La stessa mostra viene replicata a “Expo ’67” nel padiglione francese della Comunità Europea a Montréal, all’Esposizione internazionale di Pittsburgh e, in occasione della presentazione di “10 années d’art vivant 1955-1965”, nei locali della Fondation Maeght.

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1968

Insieme alla moglie Hartung inizia a costruire una casa e due atelier in un vecchio uliveto vicino ad Antibes. Hartung aveva concepito personalmente il progetto per questa costruzione singolare, la cui realizzazione richiederà sei anni. “La casa per me è un cubo. Dei cubi bianchi dalle linee semplici come la casa dei pescatori spagnoli dell’isola di Minorca o del sud della Spagna, come quella che avevamo fatto costruire a Fornells. La nostra casa di Antibes le somiglia […]. I giochi del sole e dell’ombra, la luce riflessa sui muri e i soffitti dal biancore delle lame sapientemente inclinate delle persiane valgono, per un pittore, quanto delle tele. E poi le finestre mi servono da quadri. In esse si inscrive il paesaggio immutabile ma tuttavia sempre differente di un cielo che freme attraverso le foglie argentate degli ulivi.” Retrospettiva al City Museum e all’Art Gallery di Birmingham. Esposizione di opere grafiche alla Galerie Hollar di Praga. Hartung partecipa anche alla mostra “Painting in France from 1900 to 1967” presentata in parecchi musei degli Stati Uniti e del Canada e all’esposizione “L’art moderne 1965-1968” della Fondation Maeght. Esegue numerosi rilievi in ceramica negli atelier della fondazione. “Quel lavoro lento e minuzioso non mi diceva gran che. Ma vedevo nei blocchi di argilla malleabile la possibilità di lavorare in profondità […]. Potevo schiacciare, graffiare, incidere a fondo o con delicatezza. Mi dava una vera gioia agglomerare, inventare delle forme irregolari, maltrattare la terra per ritmarne la superficie!” Hartung viene nominato commendatore della Legione d’Onore.

1969

Il Musée National d’Art Moderne di Parigi gli dedica un’importante retrospettiva (più di duecentocinquanta opere). La gran parte di questa mostra verrà trasferita in seguito al Museum of Fine Arts di Houston, al Musée de Québec e al Musée d’Art Contemporain di Montréal. Espone le proprie incisioni alla Galerie de France a Parigi e nella sala d’onore della VIII Biennale d’incisione di Lubiana in Jugoslavia.

1970 Riceve il Grand Prix des Beaux Arts della città di Parigi. Mostra internazionale al Museum of Fine Arts di Osaka, “Expo ’70”.

1971

Hartung illustra con quindici litografie originali la raccolta di poesie di Jean Proal Farandole (Ediciones Poligrafa S.A., Barcellona). Sempre a Barcellona, realizza per l’editore Gustavo Gigli un album di cinque incisioni su rame: Las estampas de la cometa. Mostra alla Fondation Maeght a Sain Paul de Vence “Gran formats 1961-1971”. Esposizione alla Lefebre Gallery a New York di tele e dipinti su cartone. Partecipa al “Hommage à Christian et Yvonnes Zervos” alle Galeries Nationales du Grand Palais di Parigi.

1972-1973

Completamento della costruzione degli atelier e della villa “Le Champ del Oliviers” ad Antibes. Hartung e la moglie vivranno d’ora in poi ad Antibes, salvo alcuni brevi soggiorni a Parigi. Il presidente della Repubblica francese Georges Pompidou colloca nei saloni del Palais de l’Elysée a Parigi alcune opere di Hans Hartung.

1974

Diverse manifestazioni e pubblicazioni celebrano il settantesimo compleanno di Hans Hartung. Mostra “Hartung 1971-1974” alla Galerie de France; retrospettiva al Wallraf Richartz Museum di Colonia, in occasione dei centocinquant’anni dalla fondazione del museo, e pubblicazione di un numero speciale dellarivista <<Cimaise>> dedicato all’artista. L’editore Albert Skira pubblica Un monde ignoré vu par Hans Hartung, poesie e leggende di Jean Tardieu accompagnate da riproduzioni delle fotografie di pietre scattate dal pittore.

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1975

Una retrospettiva è organizzata alla Nationalgalerie di Berlino e alla Stadtisches Galerie im Lenbachhaus di Monaco. Il Metropolitan Museum di New York espone in tre sale ventisette recenti opere monumentali di Hans Hartung.

1976

Hans Hartung pubblica, per le edizioni Grasset, un libro di memori, Autoportrait, scritto in collaborazione con Monique Lefebvre. L’artista viene nominato cittadino onorario della città di Antibes.

1977

Hartung diviene membro dell’Académie des Beaux Arts di Parigi. Viene insignito dell’Ordine al Merito per le Scienze e le Arti a Bonn. Prima esposizione di fotografie al Cercle Noroit ad Arras. Da qualche tempo la fotografia va assumendo sempre maggiore importanza per Hartung che si è interessato a quest’arte fin dalla prima gioventù. In seguito a insistenti richieste in tal senso, decide di esporre le sue foto. Il Centre Georges Pompidou organizza un’esposizione itinerante di litografie e incisioni dell’artista che circola in Francia per quattro anni.

1979

Viene realizzata una mostra al Musée Picasso ad Antibes, Toiles 1962-1979 et céramiques.

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1980

Una retrospettiva dedicata alle opere anteriori alla seconda guerra mondiale è inaugurata al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris dal sindaco Jacques Chirac che, nell’occasione, consegna ad Hans Hartung la Médaille Vermeil della città. In dicembre viene emesso un francobollo intitolato ad Hartung. Nella stessa occasione, il Musée de Poste di Parigi organizza una mostra di tutti gli arazzi e di numerose incisioni su legno di Hans Hartung e della moglie Anna-Eva Bergman.

1981

Un anno dopo la morte di Oscar Kokoschka, il governo austriaco gli intitola un premio: Hartung è il primo a riceverlo. La Stàdtisches Kunsthalle di Düsseldorf e la Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco organizzano una grande retrospettiva. Un’altra retrospettiva è organizzata dalla Henie Onstad Kunstsenter in Norvegia. Autoportrait di Hans Hartung, tradotto in tedesco, viene presentato all’Akademie der Künste di Berlino.

1982

La Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco gli dedica una sala permanente che ospita alcune opere donate dall’artista accanto a dipinti acquistati dal museo. Inaugurazione di una mostra itinerante di fotografie al Centre Georges Pompidou; l’esposizione che ha circolato per diesi anni è stata presentata, tra l’altro, alla Hochschule für Angewandte Kunst di Vienna.

1983

Il Conseil Régional Provence Alpes Côte d’Azur inaugura nelle sale del Musée d’Antibes un’esposizione itinerante di fotografie che circolerà per due anni. Esposizione al Kupferstichkabinett der Staatlichen Kunstsammlungen di Dresda delle sesssantuno litografie e incisioni donate da Hans Hartung.

1984

Inaugurazione di una sala Hartung permanente al’Hessisches Landsmuseum di Darmstadt, il nuovo museo per l’arte moderna. La sala ospita undici tele, quasi tutte assai grandim in parte donate dall’artista. Hans Hartung è nominato membro dell’Ordin di Massimiliano di Baviera per la Scienza e per l’Arte. Nella stessa occasione, l’artista ha anche l’onore di ricevere la Gran Croce con Stella dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania.

1985

Riceve la grande targa bimillenaria della città di Parigi in occasione della mostra “Grands formats 1971-1984”, organizzata dall’associazione per la promozione delle arti nella Salle de Saint Jean nel municipio della capitale francese.

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1987

Mostra al Musée Picasso ad Antibes, “Premières peintures 1922-1949”. Il 24 luglio muore Anna-Eva Bergman. Hartung diviene cittadino onorario della città di Belfort.

1988

Quattro esposizioni importanti: al Palazzo dei Diamanti a Ferrara, al Musée des Beaux Arts di Carcassonne, alla cappella della Sorbona a Parigi e all’abbazia dei Cordeliers a Châteauroux. Hartung viene nominato cittadino onorario del comune di La Gaude.

1989

Hans Hartung è insignito del titolo di grande ufficiale della Legione d’Onore dal presidente François Mitterand. Il 21 settembre festeggia l’ottantacinquesimo compleanno nelle sale della mostra dedicatagli dal Musée d’Unterlinden a Colmar. Nella stessa occasione visita la vecchia casa di Basilea, rimasta la stessa, dove aveva vissuto dal 1912 al 1914. Il 7 dicembre Hans Hartung muore ad Antibes.

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1994

Viene istituita la Fondazione, riconosciuta di pubblica utilità, intitolata ad Hans Hartung e Anna-Eva Bergman.

 

 

L’esposizione

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G 2, 1953

G 2, 1953 – acquaforte, acquatinta, maniera allo zucchero, vernice molle e ritocchi a puntasecca e rotella – tre battute

G 6, 1953

G 6, 1953 acquaforte, acquatinta e morsura aperta – due battute

G 8, 1953

G 8, 1953 – maniera allo zucchero e acquatinta – due battute

G 23, 1953

G 23, 1953 – acquaforte, maniera allo zucchero, acquatinta, elettropunta e ritocchi a rotella

G 20, 1953

G 20, 1953 – acquaforte e acquatinta – due battute

L 11, 1957

L 11, 1957 – litografia a pastello e inchiostro con trasporto autografico – cinque battute

L 93, 1963

L 93, 1963 – litografia a pastello

L 96, 1963

L 96, 1963 – litografia a pastello

L 98, 1963

L 98, 1963 – litografia a pastello

L 102, 1963

L 102, 1963 – maniera nera litografica

L 1966-35, 1966

L 1966-35, 1966 – maniera nera litografica

L 1971-5 A, 1971

L 1971-5 A, 1971 – litografia a inchiostro e pastello – due battute

H 1973-26, 1973

H 1973-26, 1973 – xilografia

L 1974-14, 1974

L 1974-14, 1974 – litografia a inchiostro – due battute

L 1976-11, 1976

L 1976-11, 1976 – litografia a inchiostro

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