La Commedia ‘sublime’ di Bartolomeo Pinelli

L’Istituto centrale per la grafica conserva le 145 stampe e le relative matrici incise da Bartolomeo Pinelli per illustrare la Divina Commedia di Dante. Realizzate dall’artista romano tra il 1824 e il 1826, esse raffigurano gli episodi più significativi de l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, accompagnando le immagini con le terzine dantesche. Nelle stampe Pinelli rivela una fantasia prodigiosa delle invenzioni, un tratto sicuro e vigoroso, un’intelligente interpretazione della poesia dantesca. L’impresa calcografica di Pinelli rientra in un’ampia riscoperta del poema di Dante che attraversa l’Europa romantica tra lo scorcio del Sette e i primi decenni dell’Ottocento e che con una nuova sensibilità vi riconosce l’espressione di un autentico e potente sentimento individuale, il “sublime”. Pinelli si colloca sulla scia di William Blake e Johann Heinrich Füssli, di John Flaxman e Felice Giani, artisti che rinnovano le invenzioni dantesche traducendole in immagini di grande impatto visivo.

La Divina Commedia pinelliana ottenne subito una grande fortuna critica, anche se non ebbe, di converso, una adeguata diffusione. Essa testimonia la capacità dell’artista di misurarsi con temi colti e letterari, e la sua aspirazione a superare quei soggetti popolareschi e vernacolari che gli avevano fatto raggiungere la più ampia notorietà. L’opera è ricordata, tra l’altro, con entusiasta ammirazione da Costanza Monti Perticari, figlia di Vincenzo Monti e moglie di Giulio Perticari, poetessa e appassionata studiosa di Dante che ne loda «quella semplicità sublime». Tutta la Commedia, continua Costanza, dimostra come Pinelli abbia «sentito il bello col cuore, prima anche di averlo studiato con la mente».

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