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INTRODUZIONE

 

Luigi Ghirri, Venezia, ???? Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Venezia, ????
Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Massimo Mussini

Il passaggio attraverso la fotografia di Luigi Ghirri si è consumato nell’arco di venti anni. Un tempo breve, ma sufficiente a farlo diventare uno dei venti fotografi più significativi del XX secolo, secondo i curatori della mostra Photographie 1922-1982 tenutasi a Colonia nel 1982.

Comunque lo si voglia riconoscere, il ruolo da lui rivestito nella fotografia contemporanea è certamente stato rilevante e lo attesta il cambiamento che ha impresso al modo di rappresentare il paesaggio nel corso degli anni Ottanta e in genere alla fotografia italiana dell’ultimo quarto del secolo.

Nato a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1943, ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza fra Sassuolo e Modena. Qui ha tenuto la sua prima mostra nella saletta di un albergo cittadino nel dicembre 1972, circa due anni dopo aver iniziato a fotografare come dilettante e a scattare immagini per alcuni amici artisti che operavano all’interno del Concettualismo e dell’Arte Povera. L’esperienza è stata importante, perché lo ha indirizzato verso una lettura della realtà completamente differente da quella usuale alla fotografia italiana di quegli anni e lo ha condotto a lavorare intorno al tema del valore ambiguo assunto dalla figurazione fotografica e a indagare il ruolo che l’immagine andava progressivamente assumendo nelle abitudini visive dell’uomo contemporaneo. A questo proposito, uno dei concetti che amava spesso ripetere a quel tempo era che ormai il mondo non era più conosciuto attraverso l’esperienza visiva diretta, ma mediante la sua riproduzione fotografica.

Una mostra alla Galleria “Il Diaframma” di Milano lo ha fatto conoscere a livello nazionale nel febbraio del 1974 e, da quel momento, le sue immagini hanno a circolare per il mondo. Menzionato come discovery del 1975 dalla rivista statunitense “Time-Life Photography Year”, nel 1979 l’Università di Parma gli ha dedicato una mostra antologica che ha segnato il giro di boa della sua attività fotografica. Nel catalogo, infatti, accompagnava le sue ricerche con una serie di riflessioni che lo hanno condotto a riepilogare le sue esperienze precedenti e ad avviare un nuovo percorso, indirizzato questa volta soprattutto alla lettura del paesaggio, un genere che ha caratterizzato la sua produzione degli anni Ottanta. Durante quel decennio Ghirri ha organizzato anche un’attività intensa di promozione culturale, organizzando alcune mostre collettive a tema, da Penisola e Viaggio in Italia (1984), a Esplorazioni sulla Via Emilia (1986), a Giardini in Europa (1988), che hanno contribuito decisamente a modificare la lettura fotografica del paesaggio.

Quando ormai era considerato uno dei maestri della fotografia del XX secolo ed aveva realizzato il sogno della sua vita, l’acquisto di una vecchia casa in campagna, a Roncocesi, nei dintorni di Reggio Emilia, veniva rapito dalla morte nella notte del 14 febbraio 1992.

La sua produzione può agevolmente essere divisa in due parti: una fase più razionale, tipica degli anni Settanta, in cui l’immagine richiede un impegno mentale per essere compresa, ed una successiva, che si sviluppa negli anni Ottanta, in cui la fotografia esige una lettura emotivamente partecipe.

La prima fase è nata dal rapporto con l’arte contemporanea, e col Concettualismo in particolare, che lo ha condotto al rifiuto sia degli estetismi della fotografia amatoriale, sia dell’uso ideologico e politico che caratterizzava le immagini di reportage nei primi anni Settanta. Le fotografie sono caratterizzate dalla scelta di inquadrature rigorose, geometricamente impaginate, che tentano di celare la personalità del fotografo dietro l’apparente neutralità dell’immagine. Si tratta in realtà di fotografie dalla innegabile valenza estetica, ma lieve, non cercata e generata soltanto dalla straordinaria capacità di selezione visiva del fotografo e dal suo continuo confronto con la cultura del suo tempo.

Le ricerche di quegli anni nascono da precisi progetti, ma poi si sviluppano come per gemmazione una dall’altra, seguendo talvolta le suggestioni associative suggerite da immagini già scattate, e così molte fotografie vengono riutilizzate in raggruppamenti nuovi, acquisendo quasi il valore simbolico che assumono le carte da gioco a seconda delle diverse combinazioni.

Negli anni Ottanta le immagini di Ghirri hanno progressivamente virato verso il tentativo di raffigurare non tanto degli oggetti (nel caso specifico, il paesaggio italiano logorato da secoli di rappresentazioni artistiche), quanto il sentimento che la visione di spazi carichi di memorie storiche sapeva suscitare nel suo animo. Non si è trattato di un’involuzione verso un romanticismo ritardatario, ma ancora una volta del desiderio di consegnare all’immagine fotografica il compito di guidare l’individuo, ormai completamente condizionato dagli stereotipi visivi, fotografici o televisivi, verso il recupero della facoltà immaginativa. L’immaginazione, infatti, era per Ghirri il segno della presenza del sentimento, cioè della facoltà che rende l’uomo aperto, generoso e disponibile verso i suoi simili, ma soprattutto gli restituisce la spontaneità della visione, la capacità di gioire delle piccole cose entro le quali si cela la bellezza. Una bellezza che Ghirri ha saputo cogliere nell’immobilità ordinata e silenziosa dei suoi paesaggi, nelle tonalità tenui, nell’armonia cromatica che rendono le sue immagini inconfondibili. (Reggio Emilia, 2 febbraio 2001)

Luigi Ghirri, Casa Benati (Reggio Emilia), 1985 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Casa Benati (Reggio Emilia), 1985Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

 

Luigi Ghirri, Trani, 1982 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Trani, 1982Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri nasce il 5 gennaio 1943 a Fellegara, una frazione di Scandiano nella provincia di Reggio Emilia. Nel 1946 la famiglia Ghirri si trasferisce a Braida di Sassuolo, dove trova alloggio nella sede estiva del collegio San Carlo dei Gesuiti di Modena, un grande edificio ottocentesco adibito, in quel periodo, ad abitazione per le famiglie sfollate dai centri urbani a causa della guerra. Alla fine degli anni Cinquanta la famiglia Ghirri trasloca a Modena dove Luigi intraprende studi tecnici per geometra. Nasce in lui, in questo periodo, la passione per la fotografia, alla quale si interessa dedicandosi prevalentemente al ritratto e al paesaggio. Nel 1962 si diploma e inizia l’attività professionale, che conduce dapprima come libero professionista e, dal 1967 circa, come dipendente presso l’ufficio tecnico di uno degli imprenditori immobiliari più importanti di Modena. Dal 1968 in poi intraprende alcuni viaggi in Italia e in Europa: Parigi, la Bretagna, Lucerna, Berna, Amsterdam e l’Alto Adige. Da questi viaggi Luigi porta a casa centinaia di diapositive che non erano descrittive, ma costituivano una sorta di diario personale visivo: immagini di commento al viaggio e alle cose viste, una riflessione personale, mediata dalle letture e dalla sua cultura visiva.

Luigi Ghirri, Capri, 1981 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Capri, 1981Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nel 1969 Luigi Ghirri conosce per motivi di lavoro Franco Guerzoni. Nasce un sodalizio fatto di lunghe serate trascorse a parlare e a discutere d’arte. Attraverso Guerzoni, Ghirri entra in contatto anche con Carlo Cremaschi, Giuliano della Casa, Claudio Parmiggiani e Franco Vaccari. Inizia così a collaborare alle diverse ricerche di questo gruppo di artisti che operano a Modena, nell’ambito delle tendenze concettuali e dell’Arte Povera, realizzando fotografie che documentano alcune performance, o che vengono utilizzate direttamente in alcune delle loro opere.Nel dicembre del 1972 espone per la prima volta, con una personale dal titolo Fotografie 1970-1971, nella hall del Canalgrande Hotel di Modena, nell’ambito delle attività del circolo Sette Arti Club. Nel 1974 Lanfranco Colombo lo invita ad esporre Paesaggi di cartone alla “Galleria il Diaframma” a Milano. Abbandona l’attività di geometra e apre uno studio di grafica con Paola Borgonzoni, Margherita Benassi e Carlo Nascimbeni.

Luigi Ghirri, Cervia, 1989 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Cervia, 1989Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nell’ottobre del 1975 è invitato alla mostra Art as Photography – Photography as art a Kassel. “Time-Life” gli dedica un portfolio di otto pagine su “Time-Life Photography year” e lo designa come Discovery dell’anno. Nel 1977 fonda la casa editrice “Punto e virgola”, specializzata in fotografia, con Paola Borgonzoni, il fotografo Giovanni Chiaramonte, Ernesto Tuliozi, Ornella Corradini e Susetta Sirotti. Nel 1978 pubblica per la propria casa editrice Kodachrome (1970-1978), una ricerca che raccoglie alcune immagini del periodo iniziale e del progetto Paesaggi di cartone. Nel 1979 avviene una svolta fondamentale per la sua attività di ricerca; è invitato da Arturo Carlo Quintavalle e da Massimo Mussini a progettare una personale presso la sede espositiva dell’Università di Parma. Nello stesso anno espone in diversi luoghi d’Europa, ma la mostra al Festival di Arles gli porge delle opportunità prestigiose, come l’incontro con Charles Traub, il direttore della Light Gallery di New York che lo inviterà ad organizzare una personale per l’anno successivo, dove esporrà Still-Life e Topografia-Iconografia.

Luigi Ghirri, Ferrara, 1979 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Ferrara, 1979Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

È invitato da Luigi Carluccio alla Biennale di Venezia nella mostra intitolata L’immagine provocata, dove Luigi Ghirri espone alcune immagini tratte da Colazione sull’erba. Parallelamente alla Biennale è presente, sempre a Venezia, alla mostra Fotografia italiana contemporanea a cura di Italo Zannier. Espone nella collettiva Iconicittà/1, dedicata al paesaggio urbano, presso il Padiglione d’Arte Contemporanea (P.A.C.) di Ferrara. Nel 1980 Manfred Heiting, allora direttore della Polaroid International, lo invita ad Amsterdam presso i laboratori della Polaroid per realizzare una serie di immagini di grande formato (60×50 cm).Nel 1981 è invitato dall’Azienda Turismo e dal Comune di Napoli ad intraprendere, insieme con altri fotografi, una lettura del paesaggio partenopeo. Il progetto è coordinato da Cesare De Seta e darà vita alla mostra 7 fotografi per una nuova immagine. Nel 1982, si reca in Puglia avendo ricevuto una commissione dall’Ente “Expo-Arte”, dalla Galleria “Spazio-Immagine” e dalla Regione Puglia.

Luigi Ghirri, Providence, 1986 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Providence, 1986Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Vittorio Savi presenta Luigi Ghirri al direttore di “Lotus International”, Pier Luigi Nicolin. Inizia la sua collaborazione con la rivista di architettura pubblicando le fotografie del cimitero di Modena di Aldo Rossi. Alla “Photokina” di Colonia è l’unico italiano presente alla mostra Photography 1922-1982. Nel 1983 è invitato a Graz al “Forum Stadtpark” per organizzare una mostra sulla giovane fotografia italiana dal titolo, Penisola, una linea della fotografia italiana a colori. Su invito di Arturo Carlo Quintavalle e di Massimo Mussini svolge seminari sulla fotografia all’Università di Parma. Tiene una conferenza dal titolo L’oeuvre photographique all’Università della Sorbona a Parigi in occasione del “Mois de la photo”. Sempre nel 1983 Lucio Dalla si rivolge a Luigi Ghirri per commissionargli dei ritratti fotografici per realizzare le copertine dei suoi dischi. Grazie a Lucio Dalla, Ghirri conosce Gianni Morandi, Ron, Luca Carboni, gli Stadio e con tutti collabora professionalmente.

Luigi Ghirri, Roma, 1990 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Roma, 1990Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nel 1984 elabora i presupposti teorici del progetto fotografico dal titolo Viaggio in Italia, che scrive in collaborazione con Gianni Leone e Enzo Velati. Il progetto prevede la partecipazione di fotografi, non solo italiani, per la realizzazione di un nuovo “atlante” per immagini sull’idea del paesaggio italiano. Su incarico della Regione Emilia Romagna intraprende luna ricerca sulle stazioni termali della regione, che pubblica poi nel 1987 col titolo Magie di acque e di luoghi nei paesaggi termali dell’Emilia Romagna. Anche il Touring Club Italiano lo incarica di realizzare due volumi fotografici che lo vedono impegnato in una rileturra del paesaggio della propria regione. In questi anni, l’amicizia con Gianni Celati si stringe in un sodalizio intellettuale che lo condurrà ad altri progetti fondati sul rapporto tra letteratura, cinema e fotografia. Nel 1985, nell’ambito di uno scambio culturale tra Italia e Francia promosso dal Ministero della Cultura francese e dal Centro Culturale di Napoli, Luigi Ghirri è invitato a fotografare la reggia di Versailles.

Luigi Ghirri, Modena, 1985 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Modena, 1985Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nello stesso anno, su incarico di Paolo Portoghesi, svolge una lettura dell’architettura di Marcello Piacentini nella città Universitaria di Roma. Aldo Rossi lo invita, invece, a fotografare alcuni luoghi particolarmente caratterizzati dalla cultura veneta per il concorso internazionale della III Biennale d’Architettura di Venezia. Vittorio Savi gli affida l’incarico di fotografare l’atrio della stazione ferroviaria di Firenze, l’Edificio Viaggiatori, opera di Michelucci. Nel 1986 è invitato, con l’incarico di relatore, al VII Simposio di Fotografia a Graz, dedicato al rapporto tra la fotografia europea e quella americana. Insieme a Ghirri sono Robert Frank e William Eggleston. Organizza la mostra dal titolo Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio, inaugurata a Reggio Emilia nel febbraio del 1986. Durante i mesi di ricerca e di preparazione dell’iniziativa Luigi Ghirri conosce il poeta Tonino Guerra, lo scrittore Ermanno Cavazzoni, il regista Nino Criscenti e altri artisti, con i quali pure entra in amicizia.

Luigi Ghirri, Modena, 1976 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Modena, 1976Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Su invito dell’amico Lucio Dalla si reca per la prima volta a New York con lo scopo di raccogliere appunti fotografici sulla tournée del cantante bolognese. Nel 1987 collabora con l’architetto Alberto Ferlenga alla pubblicazione di una monografia su Aldo Rossi e realizza alcuni lavori per l’amministrazione comunale di Cesena e per l’Azienda Elettrica Municipale di Milano; il comitato scientifico della XVII edizione della Triennale di Milano lo invita ad una lettura del paesaggio padano e urbano, in particolare di Venezia e Bologna; Arrigo Sacconi e Roberta Valtorta gli propongono di partecipare alla prima campagna di rilevamento dei beni artistici e architettonici del progetto della Provincia di Milano Archivio dello Spazio. Nell’autunno del 1988 si inaugura la XVII edizione della Triennale di Milano per la quale Ghirri cura anche la sezione “Fotografia” nell’ambito della mostra Le città del mondo, il futuro della metropoli.

Luigi Ghirri, Modena, 1976 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Modena, 1976Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nel 1989 intensifica i rapporti con le riviste di architettura e di design: “Domus”, “Gran Bazaar”, “Interni”, “Ottagono” e “l’Arca”. Pubblica Paesaggio italiano nei “Quaderni di Lotus International” e Il profilo delle nuvole con testo di Gianni Celati. Inizia la collaborazione, in qualità di docente, all’Università del Progetto, una scuola di design a Reggio Emilia, che lo vede impegnato con gli amici e colleghi di sempre: Giulio Bizzarri, Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Ruggero Pierantoni, e nuove conoscenze come Franco Raggi, Franco La Cecla e altri. Nel 1990 è invitato da Cesare De Seta a Caserta per documentare la Reggia. Nel 1991 intraprende la campagna di documentazione dell’atelier e dell’abitazione di Giorgio Morandi, su invito di Carlo Zucchini, curatore dell’Archivio del pittore bolognese. Le ripetute visite dei luoghi morandiani, in compagnia dello scrittore Giorgio Messori, lo conducono a realizzare numerose immagini, a cui non riuscirà a dar veste di libro a causa della sua prematura scomparsa.

Luigi Ghirri, Ponza, 1986 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Ponza, 1986Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Nello stesso anno, partecipa alla realizzazione della ricerca sulla Sacra di San Michele a cura di Giovanni Romano. A seguito di questa esperienza la Regione Val d’Aosta lo invita a documentare i castelli della regione. Arturo Carlo Quintavalle gli propone di realizzare insieme un libro ampiamente illustrato dal titolo Viaggio dentro un antico labirinto. Gli autori concepiscono l’opera come una lettura del paesaggio italiano attraverso la storia dell’arte, la letteratura e, ovviamente, l’opera di Ghirri. In appendice è pubblicata una lunga intervista a Luigi Ghirri dal titolo Viaggio dentro le parole. Un dialogo denso, che a volte si delinea come una riflessione sul percorso intellettuale ed artistico dell’autore, in cui lo stesso afferma: “Il mio desiderio è sempre stato quello di lavorare con la fotografia a 360 gradi, senza limitazioni. Credo che questo modo di operare sia un’amplificazione delle possibilità percettive e di racconto. […] Uno degli elementi che mi affascinava nelle ricerche concettuali [da cui sono partito] era l’irruzione della possibilità di una sorpresa all’interno del quotidiano anche riferito all’arte. Ma al di là di questo credo di aver appreso dall’arte concettuale la possibilità di partire dalle cose più semplici, dall’ovvio, per rivederle sotto un’altra luce”. Luigi Ghirri si spegne improvvisamente nella sua casa a Roncocesi (a Reggio Emilia), il 14 febbraio 1992.

Luigi Ghirri, Ferrara, 1979 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Ferrara, 1979Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Sulla tecnica La tecnica fotografica è odiosa, vero? Sì, ma non tanto. La trovo molto semplice. Molti tendono a complicarla senza ragione. La frequentazione degli artisti concettuali modenesi agli inizi degli anni Settanta matura in Luigi Ghirri una attenzione minima verso la tecnica fotografica, lontana da quella ricerca cara ai fotoamatori tese alla resa di effetti speciali o alla specializzazione dei professionisti. Per Ghirri, infatti, il fare fotografia si manifesta essenzialmente nell’atto di guardare e la tecnica serve per mostrare il pensiero. La prima macchina fotografica che Luigi Ghirri utilizza all’età di 14 anni è una Comet Bencini (24×36 mm). A quest’epoca fotografa solamente in bianco e nero perché le pellicole a colori erano costose. Affidava il trattamento delle pellicole a laboratori, infatti Ghirri non si cimenta mai nel lavoro di camera oscura. Nel 1967-68 Luigi Ghirri acquista una Voigtlander Bessamatic (24×36 mm) a telemetro corredata da un’ottica fissa 50 mm. Le fotografie in bianco e nero scattate da Luigi Ghirri dal 1968 al 1970 circa, appartenenti alla raccolta di Franco Guerzoni, sono state probabilmente realizzate con questo apparecchio fotografico, infatti gli sfuocati dei primi piani delle immagini raffiguranti oggetti denotano i limiti del mezzo. In un secondo momento Ghirri e Guerzoni acquistano una macchina fotografica reflex. Con questa macchina sono state scattate le immagini del Periodo iniziale. Contemporaneamente utilizza la Olympus Pen (24×18 cm), un “mezzo formato” per raccogliere appunti visivi. Sulla scelta di utilizzare esclusivamente il colore, Ghirri scrisse: “Fotografo a colori, perché il mondo reale non è in bianco e nero e perché sono state inventate le pellicole e le carte per la fotografia a colori…”. Nel 1977-1978 lavora con una Canon F1. Dal 1979 utilizza le pellicole della Polaroid che la stessa ditta gli fornisce con le macchine fotografiche quali una Polaroid 600, tra le ultime possedute da Ghirri, e una Mamya con dorso Polaroid. Nel 1980 è invitato ad Amsterdam dalla Polaroid International per sperimentare il grande formato (50×60 cm) della Polaroid. Negli anni Ottanta acquista una Pentax 645 (6×4,5 cm) e Pentax 670 (6×7 cm) corredata di diverse ottiche. Ottiche “Uso prevalentemente l’obiettivo normale, e poi in egual misura grandangolo e medio tele, non uso filtri, e lenti particolari. Non mi piace far vedere l’obiettivo usato”. La stampa Già dal periodo iniziale Luigi Ghirri affida lo sviluppo dei negativi e la stampa dei positivi al laboratorio di Arrigo Ghi (1968) a Modena. È molto esigente nell’ottenere semplici stampe, ma che devono coincidere perfettamente con la sua idea iniziale dell’immagine. Nel 1979 scrisse: “Ho sempre affidato sviluppo e stampa a laboratori standard, non mi ha mai interessato la produzione di oggetti da collezionismo, né tanto men fare operazioni di maquillage. Il gesto estetico e formale è già compreso in quello di fotografare. In questi laboratori hanno una qualità di stampa e di patinatura delle superfici ottima; e il problema della forma fotografica, con gli inevitabili rimandi alle cure esasperate in sede di stampa, viraggi, mascherature per ottenere un risultato ulteriormente “oltre”, non mi ha mai affascinato.” Dagli anni Ottanta inizia la stretta collaborazione e ricerca con lo stampatore Arrigo Ghi. Ricerca che sfocia nella realizzazione di stampe a colori dai toni particolarmente delicati come, ad esempio, quelle realizzate a Versailles nel 1985 di cui l’autore lascia una breve descrizione tecnica: “[In queste immagini] non ci sono state eccessive alterazioni, se non quelle di adattare un procedimento di stampa per restituire nelle fotografie le percezioni del luogo che avevo avuto nella realtà, combinando punti di vista, spazialità ed equilibri cromatici.” Formati dei positivi. Le fotografie rispecchiano per la maggior parte i formati della carta fotografica standard. Gli album dei provini a contatto, conservati nell’Archivio Ghirri, mostrano che l’autore interviene raramente sull’inquadratura operando dei tagli dell’immagine in camera oscura e che il negativo, o diapositiva, sono pensate e realizzate inquadrando il soggetto esattamente come l’autore lo vede e lo pensa, riducendo al minimo l’intervento dello stampatore nella realizzazione dell’opera. La partecipazione dell’autore, in fase di stampa, si limitava al controllo cromatico.

Luigi Ghirri, Bologna, 1986 Archivio Luigi Ghirri - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Bologna, 1986Archivio Luigi Ghirri – Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Eredi di Luigi Ghirri

Roma, Palazzo Fontana di Trevi – Via Poli, 54

3 ottobre – 10 novembre 2002

Curata da Massimo Mussini in collaborazione con Paola Borgonzoni Ghirri e Laura Gasparini, la mostra, che sarà inaugurata mercoledì 2 ottobre alle ore 18.00, intende ricostruire e valorizzare, a dieci anni dalla prematura scomparsa di Luigi Ghirri (Scandiano 1943 – Ronconcesi 1992), lo straordinario patrimonio rappresentato dal suo archivio fotografico, conservato presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. La mostra, seppure in una versione parzialmente ridotta rispetto all’edizione emiliana dello scorso anno (Reggio Emilia, Palazzo Magnani e Chiostri di San Domenico), ripercorre l’intero arco di attività del fotografo, dagli esordi, nei primi anni Settanta, fino alle ultime immagini realizzate nei primi mesi del 1992. Un ventennio che ha visto l’artista diventare uno dei maggiori protagonisti della fotografia a livello internazionale (nel 1975 è inserito tra le “scoperte” dell’annuario americano “Time-Life Photography Year” e, nel 1982, è tra i venti fotografi più significativi del XX secolo, secondo i curatori della mostra di Colonia Photographie 1922-1982) oltre che, in Italia, il promotore e l’animatore di un’intensa attività culturale, che lo ha portato ad organizzare alcune importanti mostre collettive di fotografi italiani – quali Viaggio in Italia (1984) o Esplorazioni sulla Via Emilia (1986) – che tanto hanno contribuito a formare le ultime generazioni di fotografi italiani. Il percorso della mostra, che è accompagnata da un catalogo (Milano, Federico Motta Editore) con oltre 450 immagini e testi di Massimo Mussini e Laura Gasparini, documenta ampiamente l’intera produzione dell’autore: dalla prima fase più razionale, tipica degli anni Settanta, nata proprio dal rapporto stretto con alcuni artisti che operavano all’interno del Concettuale e dell’Arte Povera (Franco Guerzoni, Claudio Parmiggiani, Giuliano Della Casa, Franco Vaccari, etc.) e durante la quale maturano le sue ricerche linguistiche sui “codici” della fotografia, alla feconda produzione degli anni Ottanta, in cui le immagini, per essere comprese, richiedono più che un impegno mentale, una lettura emotiva e partecipe. Lontano sia dagli estetismi della fotografia amatoriale, sia dall’uso ideologico e politico che caratterizzava le immagini di reportage nei primi anni Settanta, le fotografie del suo primo periodo sono caratterizzate dalla scelta di inquadrature rigorose, geometricamente impaginate, che rivelano comunque, dietro l’apparente neutralità dell’immagine, la straordinaria capacità di selezione visiva dell’autore e il suo continuo confronto con la cultura artistica del tempo. Mutando il proprio approccio nei confronti del paesaggio italiano, logorato da secoli di rappresentazioni artistiche, negli anni Ottanta Ghirri ha poi costantemente cercato di rappresentare il sentimento che la visione di spazi carichi di memorie storiche sapeva suscitare nel suo animo. Tutto il suo lavoro di questi anni rivela il desiderio di affidare all’immagine fotografica il compito di guidare l’individuo, ormai completamente condizionato dagli stereotipi visivi, fotografici o televisivi, verso il recupero della facoltà immaginativa. L’immaginazione, infatti, era per lui il segno della presenza del sentimento, cioè della facoltà che rende l’uomo aperto e capace di gioire delle piccole cose entro le quali si cela la bellezza. Una bellezza che Ghirri ha saputo cogliere nell’immobilità ordinata e silenziosa dei suoi paesaggi, nelle tonalità tenui, nell’armonia cromatica che rendono le sue immagini inconfondibili. “Comunque lo si voglia riconoscere, il ruolo da lui rivestito nella fotografia contemporanea – scrive Massimo Mussini – è certamente stato rilevante e lo attesta il cambiamento che ha impresso al modo di rappresentare il paesaggio nel corso degli anni Ottanta e in genere alla fotografia italiana dell’ultimo quarto di secolo”. La mostra è organizzata in collaborazione con la Biblioteca Panizzi e Palazzo Magnani, Reggio Emilia. Servizi e promozione a cura di Civita.

Sede: Roma, Palazzo Fontana di Trevi – via Poli 54

Periodo di apertura: 3 ottobre – 10 novembre 2002

Orari di apertura: ore 10.00 alle ore 19.00

Prezzi del biglietto di ingresso:

intero 5.00

ridotto 3.00 : per minori di 18 anni, scuole, studenti universitari (su presentazione del libretto universitario), gruppi (minimo 20 visitatori), giornalisti, militari in divisa, visitatori di età superiore a 60 anni;

gratuito per: bambini fino a 6 anni, visitatori disabili, dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (su presentazione della tessera di riconoscimento).

Ufficio Stampa : Istituto Nazionale per la Grafica Marcella Ghio tel. 06/69980238 – fax 06/69921454

Associazione Civita Barbara Izzo tel. 06/692050220 – fax 06/69942202

Informazioni: Associazione Civita tel. 06/692050205 – fax 06/69942202

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