invito

2 dicembre 2015 – 10 gennaio 2016

La mostra che l’Istituto centrale per la grafica dedica a Leonardo Sinisgalli (9 marzo 1908 – 31 gennaio 1981) nasce dalla collaborazione tra importanti specialisti: Stefania Zuliani, docente di Teoria della critica d’arte presso l’Università di Salerno; Antonello Tolve, docente dell’Accademia di Belle Arti di Macerata; Biagio Russo, direttore della Fondazione Sinisgalli di Montemurro; Angelo Trimarco Presidente della Fondazione Filiberto Menna; il critico d’arte ed editore Giuseppe Appella. “Un piccolo concerto istituzionale – lo definisce Maria Antonella Fusco, Dirigente dell’Istituto centrale per la grafica – per un intellettuale complesso come Leonardo Sinisgalli”.

Leonardo Sinisgalli è stato poeta, narratore, critico d’arte, art director, documentarista, autore radiofonico, disegnatore. “Tutto l’impasto della cultura di Sinisgalli tende all’arte, ad una organizzazione tipica dell’arte” sottolinea Giuseppe Appella.

“Nel qualificare assorbente la carta della sua scrittura pittorica, sono convinto – fa presente Angelo Trimarco – che abbia mantenuto, dell’aggettivo assorbente, il significato comune di superficie che s’impregna e assorbe i movimenti del calcolo e dell’anima, ma, insieme, abbia voluto ricordare anche un’altra possibilità ……. l’altro significato di assorbente che indica quel fenomeno per cui una certa quantità di radiazioni viene ceduta al corpo stesso sotto altra forma di energia. Ecco mi piace immaginare che Sinisgalli abbia praticato queste carte assorbenti anche come radiazioni, quale scrittura di contagio e di contaminazione”.

Le carte assorbenti colorate, esposte a Palazzo Poli dal 2 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016, sono 42 e sono di piccole dimensioni (cm 10×15 e 20×25): “Sono, infatti, superfici profonde, carte assorbenti, appunto -spiegano nel loro testo Antonello Tolve e Stefania Zuliani – che accolgono e trasformano la storia, ordinaria e straordinaria, di un uomo e di un poeta, che disegnano il fluire del tempo e costruiscono via via una trama, fitta o diradata, di segni, immagini e parole, calligrafie e scarabocchi … E’ davvero, una ipertrofia segnica, un vocabolario transemiotico fatto di piccole annotazioni, di appunti, di date e di dati quotidiani, di graffi, di lucide scorie del pensiero. Di materiali e tracce del corpo, della sua intelligenza e del suo ritmo”.

La mostra, a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani, è itinerante: prima dell’Istituto centrale per la grafica ha fatto tappa, dal 22 dicembre 2014 al 31 gennaio 2015, a Montemurro, negli spazi della Fondazione Leonardo Sinisgalli; la seconda tappa è stata la sede dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, dal 6 al 26 febbraio di quest’anno.

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Sede dell’evento  Roma, Palazzo Poli, via Poli, 54 (Fontana di Trevi)

Inaugurazione 2 dicembre 2015 ore 12,00

Date 3 dicembre 2015 – 10 gennaio 2016

Apertura al pubblico  – ore 10,00 -19,00 martedi – domenica

Ingresso libero

Non è possibile accedere all’Istituto con bagagli, zaini e borse di grandi dimensioni. Non sono disponibili armadietti o guardaroba.

Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Angelina Travaglini  con la collaborazione di  Roberta Ricci tel. 06 69980238

 

sinisgalli

Leonardo Sinisgalli nacque il 9 marzo del 1908 a Montemurro (PZ), in quella “dolce provincia dell’Agri” che tanto ha inciso sulla sua produzione poetica. Dopo gli studi all’Istituto Tecnico di Benevento, nel 1925 si iscrive al corso di “Matematica e Fisica” della Regia Università di Roma, dove frequenta illuminati maestri e avvicina il gruppo degli artisti e dei letterati che s’incontravano al Caffè Aragno: “Stavo per entrare nel gruppo degli allievi e dei compagni di Fermi (“i ragazzi di Via Panisperna”) quando incontrai i primi poeti-studenti e i pittori”. E’ del 1927 la sua prima raccolta di poesia, Cuore.I vagabondaggi in via Cavour, sede della Scuola romana di pittura, con Mario Mafai e Scipione, alimentano l’amore per la pittura e il disegno che lo accompagnerà per tutta la vita. Laureatosi nel 1931 in Ingegneria industriale, Leonardo Sinisgalli passa alla “conquista di Milano”, città che raccoglieva in un mirabile calderone architetti, artisti, uomini d’affari, editori e giornalisti. Fondamentale sarà per il giovane ingegnere la trama di amicizie che intesserà in questo periodo: Cantatore, Gatto, Quasimodo, Zavattini, Fontana, Sereni, Solmi sono alcuni dei sodali che frequenterà nelle redazioni e nelle trattorie dei Navigli. Nel 1934 una giuria composta da Ungaretti, Bacchelli, Palazzeschi incorona il giovane ingegnere lucano “Primo littore per la poesia”; nello stesso anno con Alfonso Gatto pubblica la monografia Atanasio Soldati. Fa quindi ritorno a Montemurro, dove nel 1935 scrive Quaderno di geometria, un omaggio alla sua formazione scientifica e filosofica e molte delle 18 poesie che pubblicherà l’anno successivo. Le insistenze degli amici lo riportano a Milano, dove inizia per lui una stagione particolarmente fortunata. Intensifica la sua attività pubblicistica (collabora con «Casabella», «Domus», «La lettura» e «L’Italia letteraria»), frequenta lo studio Boggeri e la Galleria «Il Milione», dove diviene amico di Persico, di Pagano, di Terragni, di Lucini, di Nizzoli, di Munari, di Veronesi e di Giò Ponti. Le 18 poesie (1936) vengono pubblicate per le edizioni dell’amico Giovanni Scheiwiller ottenendo l’attenzione di De Robertis. Nel 1937 viene assunto dalla Società del Linoleum, del gruppo Pirelli, per organizzare convegni e collaborare alla redazione di «Edilizia Moderna». L’anno successivo, Adriano Olivetti lo chiamerà a sé con il prestigioso incarico di Responsabile dell’Ufficio Tecnico di Pubblicità dell’Olivetti, dove trascorrerà due anni molto intensi e creativi. Nel 1938 pubblica Poesie, per le Edizioni del Pesce d’Oro di Scheiwiller e nel 1939 Campi Elisi. Con lo scoppio della guerra, Sinisgalli, il 16 giugno 1940, viene richiamato alle armi, prima in Sardegna e poi a Roma, dove nel 1942 pubblica sulle riviste «Primato» e «Prospettive», alcuni racconti dei Fiori pari, fiori dispari. Conosce in questo periodo Giorgia de Cousandier, la bionda baronessa, traduttrice, pubblicista, poetessa e narratrice, sua compagna di vita. Con lei e con suo figlio Filippo conviverà a partire dal 1943, anno in cui pubblica Vidi le Muse, raccolta che segnerà l’ingresso di Leonardo Sinisgalli tra i poeti della prestigiosa collana dello «Specchio». Nel luglio 1944 si dirige alla volta di Montemurro, dove apprende della morte della madre. Rientrato a Roma nel 1945, pubblica Horror vacui, ma anche le prose di Fiori pari, fiori dispari, che poi confluiranno nel 1948 in Belliboschi (Mondadori). Nel 1947 cura la rubrica radiofonica il «Teatro dell’usignolo» e pubblica I nuovi Campi Elisi. Nel 1948, fonda e dirige l’house organ «Pirelli», la rivista aziendale del gruppo. Il 1950 fu l’anno del Furor mathematicus per la Mondadori, una versione ampliata del primo Furor. Passato alla Finmeccanica, fondò a Roma nel 1953 «Civiltà delle macchine», la prestigiosa rivista aziendale che curò fino al secondo numero del 1958, aprendo agli umanisti il mondo delle macchine e ai tecnici lo spirito delle litterae. Gli anni Cinquanta per Sinisgalli, in bilico tra Roma e Milano, furono anni di grande movimento e di grande impegno. Nel 1954, il poeta, che aveva vinto la IX e la X edizione della Biennale di Venezia con i documentari Lezioni di geometria e Millesimo di millimetro realizza una serie di cortometraggi. Nel 1958, fa il suo ingresso all’Agip chiamato da Enrico Mattei. Il suo amore per il disegno assume frattanto caratteri di regolarità: nel 1962, espone a Milano nella «Galleria Apollinaire» e a Roma nella libreria «Ferro di Cavallo» di Agnese De Donato. Abbandonata l’Eni dopo la tragica morte di Mattei, ritorna brevemente a Milano. Nel 1964 è di nuovo a Roma dove dirige la rivista di design «La botte e il violino» (8 numeri). Nel frattempo invia cronache d’arte al «Tempo Illustrato», articoli che confluiranno poi nei Martedì colorati, 1967. Nel 1966 pubblica per Mondadori l’antologia Le poesie di ieri, e nel 1968, Calcoli e Fandonie. Se la produzione poetica degli anni Settanta gli è faticosa e difficile, l’attività artistica e giornalistica è molto vivace. Nel 1974, inaugura a Milano una personale alla galleria «Bon à tirer» mentre dal 1976 al 1979 è elzevirista de «Il Mattino» di Napoli. Dopo la morte di Giorgia de Cousandier, avvenuta nel 1978, il poeta cerca rifugio nel disegno: all’inizio del 1979 è con Filippo a Matera per l’inaugurazione di una sua mostra di 45 pastelli. L’anno successivo fonda la galleria “Il Millennio” a Roma. Il 31 gennaio 1981, durante la sua seconda personale al “Millennio”, muore per un infarto.

 

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