21 dicembre 2012 – 17 febbraio 2013

L’istituto nazionale per la grafica rende omaggio alla figura di Federica Di Castro (1932-1998), curatrice e conservatrice dell’arte contemporanea per l’Istituto dal 1977 al 1997, con un’edizione selezionata dei suoi scritti e una mostra di opere grafiche del secondo Novecento, acquisite alle collezioni della Calcografia, grazie alla sua mediazione. L’ampiezza degli interessi che contraddistingue la ricerca della studiosa può essere ricondotta ad alcuni concetti di fondo: l’opera d’arte riproducibile, il suo valore estetico e la sua funzione sociale, con un’attenzione particolare al ruolo svolto dalla donna in ogni campo di ricerca affrontato. Le opere esposte offrono un panorama molto ampio della ricerca contemporanea del secondo dopoguerra, tra queste si segnalano i lavori di Accardi, Capogrossi, Dorazio, Novelli, Perilli, Radice, solo per citare alcuni nomi. Tali opere provengono, per la gran parte, dalla donazione che Renzo Romero fece al termine della sua attività di gallerista e stampatore nel 1986. Il fondo, con più di 1000 pezzi tra stampe, matrici e disegni, costituisce la più ampia acquisizione di opere dei maestri dell’astrattismo italiano. Dalla donazione di Francesco Flores D’Arcais derivano invece alcune opere utilizzate per la rivista «Civiltà delle Macchine» come nel caso di Santoro e Consagra. In mostra anche i collages di Remo Remotti sul caso Moro, le cartelle di grafica della storica Galleria La Salita, stampate da Roberto Bulla alla fine degli anni Cinquanta, con Fontana, Schifano, Festa e molti altri. Non mancano i grandi formati e tra questi, oltre alla xilografia di Kritsotaky, anche le acqueforti di Chia e Vedova, donate dalla stamperia Il Cigno Galileo Galilei Edizioni di Arte e alcune delle opere selezionate per la Biennale internazionale di grafica di Lubiana nel 1995, tra le quali quelle di Delhove, Ducrot, Frare, Napoleone, Paladino, Romanello. Infine, è esposta una scelta dalla cartella Paolini Patella Pistoletto, realizzata alla fine degli anni Settanta all’interno delle sperimentazioni della scuola della Calcografia voluta da Carlo Bertelli. Sempre nell’ambito del progetto, l’Istituto offre la possibilità di consultare la raccolta di filmati d’artista, avviata anch’essa da Federica Di Castro nel 1979. Quest’ultima realtà dimostra quanto la ricerca sui linguaggi contemporanei della riproducibilità, fin da allora, sentiva il bisogno di espandersi oltre i limiti del foglio e di confrontarsi con altri media trovando nell’Istituto un punto privilegiato di analisi. Nel suo complesso l’iniziativa si inserisce nel progetto GRAFICA: femminile singolare, sostenuto dalla Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i beni e le attività culturali. L’installazione di computer art Echi della memoria, omaggio a Federica Di Castro, ideata per questa occasione da Ida Gerosa, con musiche di Nicola Sani, è parte integrante del progetto.

Sede della mostra Roma, Palazzo Poli – sale espositive piano terra – Via Poli, 54 (Fontana di Trevi)

Inaugurazione 21 dicembre 2012 ore 18,00

Date dal 21 dicembre 2012 al 17 febbraio 2013

Apertura al pubblico martedì – domenica, ore 10.00 -19.00 – chiusura settimanale: lunedì

il 25 dicembre 2012 ed il 1 gennaio 2013, ore 13,00 – 19,00

Ingresso libero

Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Angelina Travaglini  tel. 3346842173

Federica Di Castro,  Roma 1987

Federica Di Castro, Roma 1987

Federica Federigi nasce al Lido di Venezia il 27 maggio 1932. Trascorre quasi tutta la vita a Roma, dove compie gli studi universitari laureandosi con Giulio Carlo Argan con una tesi sui disegni di Paul Klee. Dopo la specializzazione si forma professionalmente lavorando per l’Archivio storico della Biennale di Venezia e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. Fra il 1957 e il 1964 risiede fra Ivrea, Torino e Milano per seguire il marito, Emanuele Di Castro, psicologo del lavoro e consulente per l’Olivetti. Sono gli anni in cui, firmandosi d’ora in poi con il nuovo cognome, comincia a scrivere per riviste d’arte e design e a collaborare con alcuni quotidiani come redattore per la rubrica “Arte”. Scrive anche per il mensile «Noi Donne» su temi legati all’arte e alla condizione femminile. La sua attenzione ai cambiamenti della società italiana e al ruolo degli intellettuali si traducono in un crescente impegno nella militanza politica.

Nel 1972 Federica Di Castro entra nella pubblica amministrazione come storico dell’arte, presso il Gabinetto fotografico nazionale; nel 1977 passa all’Istituto nazionale per la grafica da poco istituito presso il Ministero per i beni culturali e ambientali, dove rimane fino al 1997. Nel nuovo contesto istituzionale approfondisce il concetto e la prassi dell’opera d’arte riproducibile. Fra i compiti più importanti che le vengono affidati, dirige la Scuola di incisione della Calcografia, rilanciando il settore della didattica con un approccio innovativo, aperto alla sperimentazione. In parallelo propone e cura una serie di mostre che rispecchiano un’area di interessi molto ampia, spaziando dalla grafica del primo Novecento alla linea astratta del dopoguerra, fino a includere le espressioni figurative connesse alla pop-art, o caratterizzate dall’uso di linguaggi emergenti, quali la fotografia e il video d’artista, e analizzando i nuovi fenomeni di comunicazione estetica, come la moda.

Nel corso della carriera riceve numerosi incarichi: il più prestigioso le viene conferito nel 1996 dal Getty Center for the History of Arts and Humanities (Santa Monica, California), che la nomina consulente per l’arte italiana del XX secolo.

Federica Di Castro muore a Roma, il 2 gennaio 1998.

 

 

 

 

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